Nella Striscia di Gaza non c’è fine all’orrore: ennesima strage di bambini e di giornalisti scatena l’indignazione del mondo arabo

Nella Striscia di Gaza non c'è fine all'orrore: ennesima strage di bambini e di giornalisti scatena l'indignazione del mondo arabo

Nella Striscia di Gaza non c’è fine all’orrore: ennesima strage di bambini e di giornalisti scatena l’indignazione del mondo arabo

Con i negoziati di pace messi in soffitta dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e una guerra che sembra impossibile da arrestare, nella Striscia di Gaza continuano a piovere le bombe e si continua a morire. Una scia di sangue spaventosa che, soltanto nelle ultime 24 ore, ha provocato almeno 57 vittime, tra cui molti bambini, e non meno di 137 feriti, molti dei quali in modo grave. Bombardamenti che hanno ulteriormente aggravato il bilancio dei minorenni uccisi: negli ultimi 20 giorni, sono 490 i ragazzi che hanno perso la vita.

Strage di bambini e di giornalisti, nella Striscia di Gaza non c’è fine all’orrore

Un eccidio contro cui tuonano le autorità locali, secondo cui si tratta di “uno dei crimini più orribili contro l’umanità nei tempi moderni”, accusando le forze israeliane di aver commesso “uno scioccante atto di genocidio contro l’infanzia, con 490 bambini martirizzati in una serie di attacchi barbarici”.

Una giornata di quotidiano orrore in cui non è mancato neanche un presunto incidente con l’esercito israeliano (IDF) che, secondo il quotidiano Haaretz, avrebbe colpito una tenda di giornalisti nei pressi dell’ospedale Nasser di Khan Yunis, causando la morte di due cronisti e il ferimento di altri sette. Drammatico anche il bilancio complessivo dei giornalisti caduti sul campo: dall’inizio del conflitto, sarebbero almeno 210 i reporter uccisi. L’ultimo è Helmi al-Faqawi, corrispondente di Palestine Today News Agency, che si trovava all’interno della tendopoli bombardata.

Si infiamma pure la Cisgiordania

In tutto questo, continua a infiammarsi anche la Cisgiordania, dove la situazione sta rapidamente sfuggendo di mano. Qui, un ragazzo di appena quattordici anni – con cittadinanza statunitense – è stato ucciso dalle truppe israeliane dopo aver lanciato pietre contro i soldati, scatenando la reazione indignata del mondo arabo.

L’episodio, avvenuto nel villaggio di Turmus Ayya, a nord-est di Ramallah, è stato giustificato dall’IDF, che ha ammesso l’uccisione di un ragazzino, ma ha precisato che “si trattava di un terrorista che lanciava pietre sulla strada, mettendo in pericolo i civili che passavano in auto”.

Parole che hanno scatenato l’indignazione popolare: in tutta la Cisgiordania è stato proclamato uno sciopero generale di solidarietà per le vittime della guerra e per denunciare le violenze dell’esercito israeliano.

Un clima di crescente tensione alimentato anche dai coloni israeliani, che hanno iniziato a insediare case mobili nel villaggio di Umm al-Khair, nell’area di Masafer Yatta, a sud di Hebron. Qui, i palestinesi vivono da tempo sotto la minaccia di espulsione, a causa di una decisione dell’Alta Corte di giustizia israeliana che, nel 2022, ha autorizzato la distruzione dei villaggi dell’area per fare spazio a una zona di tiro militare.

Netanyahu non si ferma più e l’ex ministro Gantz lo accusa: “È fuori controllo”

Ad aggravare ulteriormente la situazione dei civili è il blocco agli aiuti umanitari imposto dal premier Netanyahu il 2 marzo. Dopo settimane di pressioni da parte delle Nazioni Unite, diversi media israeliani avevano riportato la notizia che Tel Aviv avrebbe riaperto già questa settimana tutti i valichi, per permettere l’arrivo dei beni di prima necessità nell’enclave palestinese ed evitare ulteriori accuse di violazione del diritto internazionale.

Tuttavia, l’indiscrezione, che aveva fatto tirare un sospiro di sollievo agli abitanti della Striscia, è stata prontamente smentita dal ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, che ha tagliato corto: “Non entrerà nel territorio neanche un chicco di grano”.

Il ministro – esponente dell’estrema destra – ha aggiunto che l’esercito israeliano “sta agendo in conformità con le direttive politiche. Israele non ha consegnato e non consegnerà alcun aiuto ad Hamas”.

Raid e blocco degli aiuti umanitari che sono stati duramente condannati anche dall’ex ministro e leader dell’opposizione, Benny Gantz, secondo cui Netanyahu ha “perso tutti i freni possibili e immaginabili” e, pur di “restare al governo”, si starebbe macchiando di veri e propri crimini.