Alla faccia del merito. Il governo, che ha ribattezzato il ministero dell’Istruzione come appunto “il ministero dell’Istruzione e del Merito”, ci ricasca e promuove norme che col merito non ci azzeccano nulla.
Nel mirino c’è sempre il titolare del dicastero di viale Trastevere, il leghista Giuseppe Valditara, che già era finito nell’occhio del ciclone per aver ingrassato il suo staff ministeriale con circa 500 mila ricavati tagliando un fondo dedicato alla didattica e all’offerta formativa. Ebbene, l’ultima del governo del Merito è stata l’approvazione di un emendamento presentato da Fratelli d’Italia, partito della premier Giorgia Meloni, al decreto Aiuti quater, all’esame del Senato, che di fatto legittima un’infornata nel ruolo di dirigenti scolastici di quanti non avevano superato il concorso di qualche anno fa.
La denuncia arriva dal M5S. “Lo hanno fatto davvero. Con un emendamento al decreto Aiuti quater la destra ha spalancato le porte delle nostre scuole a futuri dirigenti scolastici bocciati al concorso del 2017”, dichiara il deputato pentastellato in commissione Istruzione alla Camera, Gaetano Amato. “Il loro ‘merito’? Semplicemente avere un ricorso aperto con lo Stato: questo, unito a un mini-corso riservato di 120 ore con prova finale, li farà diventare presidi delle scuole in cui si forma il futuro dei nostri giovani”. “Si tratta di una misura vergognosa – spiega a La Notizia Amato – è pazzesco che si vada a prediligere chi era stato bocciato anziché provare a ripescare chi aveva superato le prove ma all’epoca aveva rinunciato alla nomina, magari per motivi familiari”.
È questa la concezione di merito – afferma l’esponente del M5S – che ha questa maggioranza: “Svilire la scuola pubblica degradandola a parcheggio retribuito per pochi fortunati. È l’ennesimo messaggio devastante sulla scuola: si dice agli italiani che è sufficiente iscriversi a un concorso senza studiare, tanto poi ci sarà un ricorso e una infornata. È vergognoso”. Tra l’altro, spiega Amato, molti di quanti erano stati bocciati non avevano neanche i requisiti per partecipare al concorso.
Alla faccia, ripetiamo, del merito. Che dovrebbe valere quando garantisce a tutti gli stessi strumenti e non quando stabilisce corsie preferenziali per alcuni – magari amici – e per altri no. Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, parlando con La Notizia riconosce che “questa sorta di sanatoria ha destato perplessità, soprattutto nelle persone che invece avevano superato il concorso. Si parla di un corso di formazione per i ripescati, speriamo – aggiunge – che siano davvero formativi”.
Problemi endemici
Ma alla base di questa “misura disperata”, per Rusconi, c’è anche un altro problema di natura strutturale: “l’incapacità cronica dello Stato e dei governi del momento di far fronte alla carenza di risorse umane – dai presidi agli insegnanti fino al personale amministrativo – in un settore cruciale come quello della scuola. E alla fine quando le istituzioni, il governo del momento, si trovano con l’acqua alla gola ricorrono a sanatorie come quest’ultima”.
Ma non è pensabile, dice Rusconi, continuare con questo balletto di un preside che ha una scuola di 1500 alunni a cui si dà la reggenza di un’altra scuola con un altro migliaio di studenti. “Questi sono problemi strutturali irrisolti che portano poi a misure last minute che destano perplessità come il ripescaggio degli aspiranti presidi”.
“Abbiamo – conclude – migliaia di scuole che non hanno il direttore dei servizi amministrativi che è una figura fondamentale. Molte scuole non riusciranno a utilizzare fino in fondo i soldi che arriveranno col Pnrr proprio perché non hanno strutture amministrative adatte. È inconcepibile”.