di Stefano Sansonetti
Un mare magnum all’interno del quale sguazzano enti e società partecipate di dubbia utilità. Con la solita presenza di politici ed ex politici riciclati, lauti stipendi e consulenze a non finire. C’è soltanto l’imbarazzo della scelta all’interno del ministero delle politiche agricole. E così, mentre il movimento di Forconi dilaga nel paese, con alcune sue componenti che proprio al settore dell’agricoltura fanno riferimento, al dicastero oggi guidato da Nunzia De Girolamo c’è una cuccagna che sembra alimentarsi senza soluzione di continuità. E questo nonostante qualche tentativo di razionalizzazione portato avanti nel corso degli anni. Al momento, tanto per dirne una, il dicastero vigila su cinque enti e ha partecipazioni dirette in tre società. Ma gli stessi enti vigilati, a loro volta, controllano altre società che fanno del ministero una vera e propria holding che muove (e succhia) una montagna di soldi.
La lista
Si pensi all’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura attraverso la quale passano ogni anno circa 5 miliardi di fondi europei destinati alle imprese nostrane. Da qualche mese al suo vertice è stato sistemato Giovanni Mainolfi, generale della Fiamme Gialle chiamato a tappare un po’ di buchi in un vero colabrodo. La stessa Guardia di Finanza, del resto, ha da tempo acceso un faro sul pericolante sistema dei controlli messo in pedi dall’Agenzia. Solo nel 2012 la Commissione europea (come raccontato da La Notizia del 10 aprile 2013) ha comminato sanzioni all’Italia per 163 milioni di euro per tutta una serie di violazioni ascritte all’Agea proprio in sede di controllo. Una situazione incredibile che, in un modo o nell’altro, è costata il posto all’ex numero uno dell’Agenzia, Guido Tampieri, ex dirigente della Cgil, ex assessore del Pci a Ravenna, ex consigliere regionale Ds in Emilia Romagna ed ex sottosegretario nel governo Prodi II. Insomma, una figura di chiara estrazione politica, nominata nel 2012 dall’ex ministro Mario Catania. Per non parlare del 51% detenuto dall’Agea nella Sin spa, società che gestisce il sistema informativo agricolo nazionale con un drappello di società private come Almaviva, Ibm e Telespazio (gruppo Finmeccanica). Finita anch’essa nel mirino delle Fiamme Gialle, la Sin a sua volta detiene il 51% della Telaer (servizi di telerilevamento) e il 60% della Coanan scarl (tracciabilità alimenti, messa in liquidazione a fine 2012). Insomma, poltrone che si aggiungono a poltrone.
Ente che vai, politico che trovi
Altro organismo vigilato dal ministero è l’Inea, Istituto nazionale di economia agraria. Il suo presidente si chiama Tiziano Zigiotto, ex consigliere regionale del Veneto in quota Forza Italia, considerato un fedelissimo dell’ex ministro Giancarlo Galan. Da maggio 2013, con la De Girolamo già ministro, l’istituto ha elargito qualcosa come 237 consulenze, che per gli amanti dei calcoli fanno 33 incarichi al mese, più di uno al giorno. Il tutto per una spesa che, al momento, è di 2,6 milioni di euro. Poi c’è l’Ismea, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare. Sulla tolda di comando c’è un autentico inamovibile, Arturo Semerari, che ricopre la carica dalla bellezza di 10 anni. Per l’istituto, del resto, passano bei soldi. Dal bilancio si apprende che il suo fondo di dotazione sfiora i 900 milioni di euro, mentre in cassa l’ente ha liquidità per quasi 100 milioni. Davvero niente male. Senza contare che l’Ismea controlla la S.g.f.a., ovvero una società che gestisce fondi per l’agroalimentare, con corollario di scranni da occupare. E che dire dell’Ente nazionale risi, preposto alla tutela del settore risicolo? Gli ex ministri dell’economia Giulio Tremonti e Tommaso Padoa-Schioppa hanno provato a più riprese a cancellarlo, inserendolo in varie black list di enti inutili. Ma alla fine è sempre riuscito a sopravvivere. Al suo vertice troviamo Paolo Carrà, peraltro imprenditore proprio nel settore del riso, accanto al quale ci sono 3 consiglieri, un direttore generale, 3 revisori dei conti e la bellezza di sette sedi territoriali.
Partecipate dirette
Tra le società direttamente controllate dal ministero, poi, compare la Isa-Istituto Sviluppo Agroalimentare spa, guidata da un amministratore delegato che si chiama Annalisa Vessella, il cui stipendio annuo è di 140 mila euro. Si dà però il caso che la Vessella sia anche consigliere regionale in Campania, sotto le insegne dei “Popolari di Italia domani”. Come presidente della Isa, invece, troviamo Saverio Sticchi Damiani, qui riciclato dopo essere stato vicecapo di gabinetto del ministero. Ancora, il dicastero della De Girolamo vanta una piccola partecipazione nella Agenzia Pollenzo spa, società che si è occupata del recupero dell’omonimo complesso architettonico in provincia di Cuneo, oggi sede dell’Università di scienze gastronomiche. Il tutto corredato da un cda a otto membri tra cui anche Guido Crosetto, tra fondatori di Fratelli d’Italia. E per finire il ministero controlla pure la Unirelab, società che fornisce servizi di diagnostica di laboratorio per l’industria ippica. Per la serie, chi più ne ha più ne metta. Chissà, magari la De Girolamo e Mr Forbici, Carlo Cottarelli, potrebbero chiedersi a cosa servano tutti questi carrozzoni.