Stavolta il dettaglio tecnico, ovvero l’Aula del Senato che ha detto no ai magistrati di Milano circa l’utilizzo delle undici intercettazioni telefoniche tra Silvio Berlusconi e due delle “Olgettine”, Iris Berardi e Barbara Guerra, (captate sulle utenze delle due) non scalda né i cuori né le anime dei fans dell’una o dell’altra fazione. Puristi e berlusconisti restano a guardare indifferenti. I tempi del “bunga bunga”, del Paese in fila dietro al buco della serratura per vedere cosa accadeva ad Arcore e a via del Plebiscito, sembrano appartenere ad un altro Secolo. Tutto dimenticato, anche se c’è chi non rinuncia a mestare nel torbido, riproponendo quelle intercettazioni. Roba per fedelissimi del gossip. Stavolta lo scontro è solo e soltanto politico e riguarda ciò che si nasconde dietro al voto, accolto da un lungo applauso nelle fila del centrodestra e dalle proteste del Movimento 5 Stelle contro il Pd. Già questa istantanea rende l’idea della posta in palio e della guerra in atto. Ma non basta. Il voto del Senato, infatti, è diventato l’oggetto di accuse incrociate. I senatori pentastellati rispolverano il “fantasma” del patto del Nazareno mentre i Dem respingono al mittente l’accusa di aver contribuito ai 130 voti contrari all’autorizzazione e dicono che sono “le manovre sporche dei 5 Stelle a salvare Berlusconi con il voto segreto”. Ovviamente in casa Pd aleggia lo spettro del “Prodi due”, quando il Professore venne impallinato nella corsa verso il Quirinale.
Botta e risposta
Come sempre la verità sta nel mezzo e sono vere un po’ e un po’ l’altra versione. I dem ribelli, di fatto, hanno dato un avviso di garanzia al premier dimostrandogli di cosa sono capaci, Verdini o non Verdini. I Grillini, da parte loro, facendo salire la tensione, hanno tutto da guadagnare e niente da perdere. E nel segreto dell’urna Beppe Grillo non mette bocca. Basta che il caos regni sovrano. La rete, per ora, lì non arriva. Ovviamente Berlusconi gradisce ilvoto, ma non è detto che vi sia davvero un “Nazareno” in scala ridotta. Altrimenti significherebbe che il Cavaliere si è “venduto” il voto sul referendum. Ipotesi possibile ma tutta da verificare. Al netto di tutto ciò le accuse si sprecano. “Come la Lega salvò Craxi nel 1992. Parlano di moralità, ma agiscono nell’ombra”, dice il senatore del Pd Luciano Pizzetti, sottosegretario alle Riforme. “Sono certo che il gruppo Pd ha votato compattamente a favore della decisione della giunta di concedere all’autorità giudiziaria l’uso delle intercettazioni di Berlusconi”, assicura il capogruppo Pd, Luigi Zanda. Ed è su Twitter che i Democratici vanno numerosi al contrattacco: “Nel voto segreto il Pd vota sì e il M5S salva Berlusconi”, scrive Mauro Del Barba, “ovviamente diranno il contrario non essendoci controprova”. Il vicepresidente del gruppo del Pd Stefano Lepri chiarisce: “I 5 stelle al Senato fanno i furbi, come sempre. Con il voto segreto salvano Berlusconi e poi dicono che è colpa nostra. Con che faccia”. Pronta la controreplica del Movimento: “Che vergogna! Pd salva Berlusconi e accusa il M5S. La prima gallina che canta ha fatto l’uovo”, scrive sempre su Twitter il senatore Nicola Morra. “Un modo subdolo, dando la colpa ad altri come già accaduto in altre occasioni, giocato sulla pelle della Giustizia, per provare ad assicurarsi anche un comportamento benevolo da parte dei berlusconiani e del loro potente sistema mediatico nel referendum costituzionale”, accusa il capogruppo Stefano Lucidi. E di “patto del Nazareno risorto”, di manovra di riavvicinamento fra Pd e Fi parla anche la presidente dei senatori del Misto-Sel, Loredana De Petris.
Esultanza azzurra
Forza Italia difende il voto e “registra con soddisfazione che si affermano finalmente i principi della Costituzione e del diritto alle garanzie processuali come riconosciuto dal codice di procedura penale”. Ma Beppe Grillo dal suo blog parte all’assalto: “Ora che il referendum costituzionale si avvicina, il Pd salva Silvio in cambio di un benevole atteggiamento, suo e del suo potente impero mediatico, nei confronti della consultazione popolare. Il #PdSalvaSilvio, ma chi salverà il Pd dal giudizio popolare?”. Ecco, appunto questo sembra il nodo cruciale. E il Referendum, ora più che mai, è il convitato di pietra dell’intero ragionamento.