Le condizioni sono molto rigide perché “in nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio”. Ma la porta di accesso ai Sacramenti per chi vive situazioni familiari “irregolari”, compresi i divorziati risposati, è stata aperta. Secondo quanto si legge nella “Amoris Laetizia”, l’esortazione apostolica firmata il 19 marzo e pubblicata oggi con la quale si sancisce il punto d’arrivo dell’analisi sulla famiglia voluta da Francesco e portata avanti per più di due anni, è questa la decisione presa da Papa Bergoglio.
Un testo di 260 pagine, suddiviso in 9 capitoli e 325 paragrafi, nel quale si citano anche Jorge Luis Borges e Martin Luther King, il pontefice affronta tutte le criticità che hanno messo in crisi la pastorale contemporanea: dai fallimenti matrimoniali all’omosessualità, dalle unioni civili alla contraccezione. Bergoglio tira le somme delle riflessioni che, nel sinodo straordinario del 2014 e in quello ordinario dell’ottobre scorso, hanno acceso i toni tra i presuli, tanto da spingere lo stesso pontefice, nella premessa del suo documento, a rilevare che i dibattiti, “perfino tra i ministri della Chiesa”, vanno “da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche”.
Per i divorziati risposati, “ci sono divieti che si possono superare”. Quindi, valutando caso per caso, potranno ricevere la comunione e fare i padrini e i catechisti in Chiesa. Non una regola generale, però, ma un discernimento affidato ai confessori come chiesto dai vescovi che hanno partecipato al Sinodo del 2015 sulla famiglia. Per Bergoglio, inoltre, nei confronti di chi vive situazioni ‘irregolari’ i pastori della Chiesa non possono applicare leggi morali “come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone. È il caso dei cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa”.
OMOSESSUALI: MINIME APERTURE – Ma Bergoglio affronta anche il tema degli omosessuali. La sua strada diplomatica passa attraverso una premessa che sottolinea come “nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti” e addirittura, riprendendo un passaggio del discorso con il quale ha concluso il sinodo di ottobre 2015, Francesco ribadisce che “in ogni Paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali”. Un riflesso del dibattito che ha visto diverse diocesi arroccarsi su posizioni più conservative specie sul tema dell’omosessualità, mentre nel documento si legge che “ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto”. Bene però precisare che la Chiesa su quest’aspetto non fa passi indietro e rimane, di fatto, intransigente: il gender viene definito “inquietante” che “alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini”. E in generale resta chiara la posizione per la quale il matrimonio cristiano “si realizza pienamente nell’unione tra un uomo e una donna”.