Dopo mesi di relativa tranquillità, torna a salire la tensione nella regione del Nagorno-Karabakh, contesa tra Azerbaijan e Armenia. Dopo l’uccisione di sei cittadini azeri in diverse esplosioni in miniere da parte di presunti “gruppi di sabotaggio” armeni, l’Azerbaijan ha lanciato un’operazione “antiterroristica” nella regione separatista.
Il ministero della Difesa di Baku ha detto che, nell’ambito del blitz, sono state bombardate “posizioni delle forze armate armene e infrastrutture militari” e che, prima di procedere con l’operazione, aveva informato la Turchia e la Russia che nel Nagorno-Karabath hanno diverse truppe in missioni di peacekeeping.
Lo stesso ha poi aggiunto che l’unico modo per raggiungere la pace è “il completo ritiro delle forze armate armene dal Nagorno-Karabakh” e lo scioglimento del regime separatista di Stepanakert”.
Nel Nagorno-Karabakh è di nuovo alta tensione
Accuse fermamente respinte dall’esecutivo armeno con il ministero della Difesa che ha negato categoricamente di avere proprie forze nella regione e che questo attacco costituisce una minaccia alla pace nell’area. Un’escalation a lungo temuta e che sembra concretizzarsi di ora in ora come si capisce dalle parole del Cremlino che ha condannato l’attacco.
La Russia, come dichiarato dal ministero degli Esteri Maria Zakharova, si è detta preoccupata per la “repentina escalation” in Nagorno-Karabakh e chiede ad Armenia e Azerbaigian di rispettare gli accordi sul cessate il fuoco. Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, citata da Ria Novosti.
La stessa ha poi intimato all’Armenia e all’Azerbaigian di garantire “incondizionatamente” la sicurezza dei peacekeeper russi operanti nella regione contesa onde evitare che le cose possano peggiorare ulteriormente.