Come noto, se in Italia una iniziativa funziona la si blocca. E così sarà anche per il Cashback, cioè l’incentivazione del pagamento digitale attraverso il rimborso fino a 150 € e super-premio da 1500 € a sorteggio per chi ha effettuato il maggior numero di transazioni. Iniziativa finanziata con 4,7 miliardi di euro per il biennio 2020-2021.
L’iniziativa era partita il 1° gennaio 2021 – dopo una sperimentazione nel mese di dicembre 2020 – e si concluderà il 30 giugno 2021 ed è stata un successone: 8,6 milioni di cittadini hanno aderito e 7,6 milioni di essi hanno eseguito transizioni regolari. Certo, ci sono stati i soliti furbetti che ne hanno approfittato facendo transazioni fittizie, ma nel complesso, come detto, l’iniziativa è andata molto bene. E proprio per questo il governo Draghi la vuole cancellare non rinnovandola per il secondo semestre.
Intanto la Corte dei Conti ha iniziato il fuoco di copertura criticando con una memoria sul Def 2021 in cui si attacca l’utilizzo del Cashback per un settore di acquisti non soggetto – secondo i giudici contabili – a fenomeni di evasione mentre si propone il loro utilizzo in altri settori. Poi la Corte propone di limitare le transizioni in giornata e critica anche l’entità del super-bonus di 1500 euro ai primi 100mila utenti per numero di transazioni eseguite.
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Detto questo il punto è politico. I 5S nel governo giallorosso avevano fermamente voluto il Cashback proprio per combattere l’utilizzo dei contanti, permettendo la tracciabilità della transazione e così contrastando l’evasione fiscale. Ovviamente Fratelli d’Italia, la Lega e Forza Italia che hanno il loro zoccolo duro elettorale tra coloro i quali hanno – diciamo così- una certa simpatia per la circolazione di contanti non tracciabili che permettano di non pagare le tasse, hanno sempre contrastato l’iniziativa ed ora che Draghi pare intenzionata a bloccarla esultano.
Il Movimento ha aderito con responsabilità alla richiesta del Capo dello Stato di formare una coalizione di larghissima intesa ma non può assistere senza fare niente allo smantellamento dei suoi provvedimenti. Anche perché i grillini rappresentano ancora il partito di maggioranza relativa del Parlamento e del governo stesso. Occorre quindi che su certi tematiche, vedi anche quella della Giustizia, con l’attacco sistematico alla riforma dell’ex ministro Bonafede, si faccia valere il proprio programma per cui i cittadini hanno dato la delega parlamentare. È anche una questione di rispetto e di onestà per chi li ha votati, e sono stati veramente tanti.