Che le destre siano decise a riformare la Giustizia, è cosa nota. Quello che forse molti si stanno domandando è fino a dove vogliono spingersi e come intendono mettere mano a una materia complessa e che ultimamente, specie dopo la disastrosa riforma Cartabia, sembra più confusa che mai. Ebbene quello che emerge dalle dichiarazioni del ministro della giustizia Carlo Nordio, nel corso del Question time della Camera, l’idea è di operare una profonda revisione della materia arrivando perfino a ridefinire il reato di tortura.
Nordio alla Camera ha detto che il reato di tortura rimarrà, ma “difetta di tipicità” e quindi la norma potrebbe essere corretta
Il reati di tortura, ricordiamo, è stato introdotto nel nostro ordinamento nel 2017 su sollecitazione dell’Unione europea che due anni prima aveva condannato l’Italia a causa della brutale repressione operata dai poliziotti nei confronti dei manifestanti durante il G8 di Genova.
Come riferito ieri in Aula dallo stesso guardasigilli, rispondendo a una precisa domanda fatta dai deputati di Alleanza Verdi e Sinistra, “il reato di tortura rimarrà” ma la norma, secondo lui, “difetta di tipicità” e non si può escludere un intervento per correggerla. Modifiche che in ogni caso, assicura Nordio, non significherebbero che il reato “debba essere abolito o attenuata l’attenzione dello Stato nei confronti di condotte illecite”.
Proprio per evitare fraintendimenti ha poi definito di “estrema gravità” i fatti avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, i quali sono stati alla base della domanda dei deputati Avs, e ha ricordato che per quelle vicende “70 appartenenti alla polizia penitenziaria e 3 dirigenti penitenziari sono ancora sospesi dal servizio”.
“Non ci sarà nessun cedimento” sulla linea di sanzionare i dipendenti infedeli, ha assicurato, “non solo a tutela vittime ma anche della stragrande maggioranza della polizia penitenziaria che svolge un’ opera meritoria”.
Rassicurazioni che evidentemente non sono bastate al deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Devis Dori, visto che nella sua replica ha fatto notare tutto il suo disappunto spiegando che “il ministro Nordio ha aperto alla ipotesi di rivedere il reato di tortura, per tipizzarlo. È una prospettiva pericolosa perché alcuni esponenti del Governo hanno espresso giudizi molto critici sull’attuale articolo del Codice penale applicato nei fatti accaduti nel 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere”.