Sono stati ben 65 gli arresti compiuti la settimana scorsa dai carabinieri nell’ambito di un’inchiesta dell’Antimafia di Roma, ipotizzando che ad Anzio e Nettuno sia stata costituita una pericolosissima locale di ‘ndrangheta, che faceva ricchi affari con il narcotraffico e con gli appalti pubblici, condizionando la stessa vita politica nelle due città. Un sistema, secondo gli inquirenti, fatto di appoggi in campagna elettorale in cambio di assegnazioni di lavori.
Diciotto i politici che, per la Dda, avrebbero avuto rapporti opachi con la presunta organizzazione criminale e il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, ha deciso di inviare due commissioni d’accesso nei due Comuni per valutare se scioglierli per mafia. A difendere però il sindaco leghista di Anzio, Candido De Angelis, ex senatore del Pdl, e la sua giunta è subito intervenuto l’ex sottosegretario e coordinatore regionale del Carroccio, Claudio Durigon (nell foto).
Per la Direzione distrettuale antimafia di Roma, alle ultime elezioni nei due centri del litorale romano la presunta associazione mafiosa, con a capo il pregiudicato Giacomo Madaffari e composta da esponenti delle famiglie criminali Gallace, Tedesco e Perronace, avrebbe fatto campagna elettorale per il sindaco leghista De Angelis e per il sindaco civico di centrodestra di Nettuno, Alessandro Coppola.
Nessun politico al momento risulta indagato, ma sono stati indicati rapporti poco chiari tra quella che sarebbe stata una locale di ‘ndrangheta e 18 degli attuali amministratori, oltre a diversi candidati ed ex amministratori. Nello specifico, l’Antimafia batte sui due sindaci, su sei degli attuali assessori e 10 consiglieri comunali. I contatti con la politica li avrebbe avuto soprattutto Davide Perronace, messo in carcere, figlio del defunto boss Nicola.
La presunta associazione mafiosa avrebbe appoggiato cinque assessori di Anzio: l’assessore all’ambiente e sanità Gualtiero Di Carlo, che avrebbe anche rassicurato i Perronace quando si lamentavano di appalti poveri (“Devo parlà io co’ Candido), l’assessore alla scuola Laura Nolfi, di Fratelli d’Italia, il vicesindaco leghista Danilo Fontana, l’assessore alle politiche del territorio Gianluca Mazzi, e l’assessore alle attività produttive Valentina Salsedo.
Ad Anzio la presunta organizzazione criminale avrebbe inoltre fatto campagna elettorale per i consiglieri leghisti Cinzia Galasso, Giuseppina Piccolo e Aristodemo Lauri, per l’ex azzurro Marco Maranesi, che in passato avrebbe anche ricevuto un prestito di 20mila euro dallo stesso boss Madaffari, e per i consiglieri della civica De Angelis, Lucia Pascucci, Matteo Silani, e Flavio Vasoli. Il consigliere Massimiliano Millaci, eletto con Forza Italia e passato all’Udc, già indagato per narcotraffico, sarebbe infine stato ingaggiato da Francesco Dionisi, ora arrestato, per recuperare un debito di droga da Emanuel Ottaviani, messo invece ai domiciliari, a cui Dionisi aveva consegnato mezzo chilo di cocaina senza ottenere la somma pattuita.
E a Nettuno gli indagati avrebbero fatto campagna elettorale per il sindaco, definito da Madaffari “un amico”, e per i consiglieri Luca Ranucci e Lucia De Zuani, eletta con la Lega e passata a Forza Italia. L’assessore leghista alle politiche sociali di Nettuno, Maddalena Noce, è stata infine intercettata mentre chiedeva a Gabriele Perronace voti ad Anzio per Anna Sannini, moglie del funzionario comunale Aurelio Droghini. Per il sindaco De Angelis però la città sta solo “subendo una mortificazione mediatica” e Durigon lo sostiene: “Confidiamo che questa vicenda non comprometterà l’impegno finora dimostrato dal sindaco nel segno della buona amministrazione”.