Ci ha provato pure ieri il leader della Lega Matteo Salvini a proporre una maggioranza alternativa in Parlamento “Su cinque punti precisi: salute, lavoro-imprese, scuola, infrastrutture e giustizia”, praticamente un programma di governo da realizzare in cinque anni. E soprattutto, con chi? Con i i cosiddetti “responsabili” e con Draghi premier? “Penso che una maggioranza che metta al centro questi tempi con il centrodestra a farne da guida sia sa soluzione migliore, sempre che non ci siano le elezioni”.
Non è dato sapere il centrodestra a chi dovrebbe far da guida ma in ogni caso dopo la conferenza stampa di Matteo Renzi – che di fatto ha aperto la crisi di governo – e dopo un vertice del centrodestra (a cui hanno partecipato anche Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi e Giovanni Toti) a prevalere è stata la linea – barra dritta e coerenza come sempre – della leader di FdI Giorgia Meloni. Che di governicchi e maggioranze raffazzonate non ne vuol sapere: o elezioni o niente è sempre stata la sua linea.
E in serata arriva la nota congiunta della coalizione unita che chiede le dimissioni “immediate” di Conte e il successivo ricorso alle urne: “Bisogna fare presto. L’Italia non può aspettare le liti, i giochini e le reciproche accuse dei partiti di governo, di Conte e Renzi, dei Cinquestelle e del Pd. Il centrodestra è la prima forza politica del Paese e, dopo un vertice che ha confermato la grande compattezza della coalizione, chiede che il Presidente del Consiglio prenda atto della crisi e si dimetta immediatamente o, diversamente, si presenti domani in Parlamento per chiedere un voto di fiducia.
Se non ci sarà la fiducia, la via maestra per riportare al governo del Paese una maggioranza coesa ed omogenea, con un programma condiviso e all’altezza dei problemi drammatici che stiamo affrontando, resta quella delle elezioni. Ci affidiamo alla saggezza del Presidente della Repubblica per una soluzione rapida: i partiti del centrodestra ribadiscono con chiarezza la loro indisponibilità a sostenere governi di sinistra.