Sono 49.152 le donne che nel 2017 si sono rivolte ai Centri antiviolenza, di queste 29.227 hanno già iniziato un percorso di uscita dalla violenza. A renderlo noto, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, è l’Istat nell’ambito di un’indagine, svolta in collaborazione con il Dipartimento per le Pari opportunità, le regioni e il Cnr e che per la prima volta ha riguardato i servizi offerti dai Centri antiviolenza.
Il numero medio di donne prese in carico dai centri (115,5) è massimo al Nord-est (170,9) e minimo al Sud (47,5). Il 26,9 delle donne è straniera e il 63,7% ha figli, che sono minorenni in più del 70% dei casi. Le interviste sono state realizzate nei 281 centri antiviolenza rispondenti ai requisiti dell’Intesa del 2014. Tra questi 253 hanno completato il questionario Istat. La maggior parte dei centri, l’85,8%, lavora in rete con altri enti della rete territoriale e quasi tutti, il 95,3%, aderiscono al numero verde nazionale 1522 contro la violenza e lo stalking.
La possibilità di contattare il centro antiviolenza da parte delle donne è elevata, il 68,8% ha messo a disposizione una reperibilità H24, il 71,1% ha attivato un servizio di segreteria telefonica negli orari di chiusura e il 24,5% possiede un numero verde dedicato. Sono circa 4.400 le operatrici che nel 2017 hanno lavorato presso i centri antiviolenza, di queste il 56,1% è stato impegnato esclusivamente in forma volontaria. Le figure professionali che sono maggiormente presenti nei centri, coerentemente con i servizi prestati, sono le avvocate, le psicologhe e le operatrici di accoglienza. Il 93% dei Centri antiviolenza prevede una formazione obbligatoria per le operatrici che sono impegnate presso il centro. Nell’85% dei casi è il centro stesso che ha organizzato corsi di formazione per il personale.