Sono da sempre favorevole alla causa palestinese. Ma qui si parla di stragi di ragazzi al rave party e neonati decapitati. È inammissibile.
Ivo Torelli
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Gentile lettore, qualunque strage, di bambini o anziani, è inammissibile. Urgono però alcune osservazioni. La prima è che in ogni guerra le efferatezze vanno messe nel conto, da entrambe le parti. Le hanno commesse gli eserciti di tutti i tempi, dai sumero-babilonesi agli israeliani: non esiste un esercito innocente. Né sono innocenti i russi o gli ucraini, anche se sulle malefatte dei secondi la stampa sorvola molto. Mesi fa l’Onu presentò le prove di 15 crimini di guerra, ma poiché 7 risultavano commessi dai russi e 8 (sorpresa!) dagli ucraini, la notizia fu nascosta o taciuta dai giornaloni del pensiero unico. Tornando a Israele, la strage dei 260 ragazzi nel deserto potrebbe non trattarsi di omicidi ma di “danno collaterale”. Dai video ripresi in quei momenti coi telefoni si vede che il party era protetto da una forza di polizia che, all’arrivo dei palestinesi, ha preso a sparare. Ciò potrebbe significare che i ragazzi non siano stati uccisi deliberatamente ma si siano trovati in campo aperto tra il fuoco incrociato della battaglia. Nel caso dei bambini decapitati, invece, la notizia è quasi certamente falsa. L’agenzia di stampa turca Anadolu ha parlato col portavoce dell’esercito israeliano, che ha risposto: “Abbiamo letto i giornali, ma non ne sappiamo nulla. Non abbiamo alcun elemento”. E la giornalista israeliana che per prima ha lanciato la notizia ha ammesso di non aver visto nulla ma di aver riferito “voci”. Sarebbe insomma una fake.
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