Si è concluso il processo Aemilia, il più grande dibattimento mai celebrato nel Nord Italia contro la ‘Ndrangheta. L’inchiesta della Dda di Bologna, da cui era scaturito, riguardava le infiltrazioni della cosca dei Grande Aracri di Cutro, in Emilia. La corte, dopo due settimane di Camera di consiglio, ha condannato 125 imputati a complessivi 1.200 anni di reclusione e ne ha assolti 19. Tra i condannati anche l’ex attaccante della Juventus e della Nazionale campione del Mondo, Vincenzo Iaquinta, a due anni, e suo padre, Giuseppe, accusato di associazione mafiosa, a 19 anni. Per l’ex giocatore, accusato di aver violato nel norme in materia di armi, a differenza del padre, è caduta l’aggravante mafiosa. La sentenza ha sostanzialmente ricalcato le richieste dei pm della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo emiliano, Beatrice Ronchi e Marco Mescolini, la pena più alta è stata inflitta a Carmine Belfiore, 21 anni e otto mesi. Condannati, tra l’altro, Gaetano Blasco (21 anni) e Michele Bolognino (20 anni e 7 mesi). I pm nella loro requisitoria avevano ricostruito l’esistenza di una cellula radicata di ‘Ndrangheta al nord e in particolare in Emilia, autonoma e organizzata.
‘Ndrangheta al Nord Italia. 125 condanne e 19 assoluzioni al processo Aemilia. Ci sono anche l’ex attaccante della Juve Iaquinta e suo padre
Il più grande dibattimento mai celebrato nel Nord Italia contro la 'Ndrangheta