In attesa che arrivino le nomine dei direttori di rete e dei telegiornali, a Viale Mazzini, al di là del Consiglio di amministrazione, poco o nulla pare essere cambiato. Perlomeno in fatto di informazione. Basta leggere i dati pubblicati dall’AgCom e relativi al “pluralismo politico/istituzionale in televisione” nel periodo 1-30 settembre 2018 per rendersi conto di come il Nazareno, nei corridoi della tv pubblica, non è mai morto. O, se si vuole, è già risorto. Sommando il tempo che Tg1, Tg2, Tg3 e Rai News hanno riservato alle forze politiche, si scopre un tempo di antenna (il minutaggio complessivo tra interviste e notizie date in terza persona) nettamente sproporzionato. Parlano i dati: al Movimento 5 stelle è stato dato spazio per un totale di 4 ore e 44 minuti; alla Lega 5 ore e 39 minuti. Una sottile differenza che non rispecchia – a esser pignoli – esattamente il risultato elettorale. Ma andiamo oltre: sommando le due forze che compongono la maggioranza si arriva a un totale di 10 ore e 23 minuti.
Lascia quantomeno perplessi scoprire che la sola Forza Italia (risultato elettorale: 14,4%) ha avuto una copertura di 12 ore e 14 minuti. Insomma, il partito di Silvio Berlusconi sui canali di informazione della Rai a settembre ha avuto più spazio di tutta la coalizione della maggioranza parlamentare. E il Pd? Come in un vecchio amarcord è rimasto imprescindibile l’amore per il partito di Matteo Renzi, cui i canali di informazione di Viale Mazzini hanno dedicato 15 ore e 16 minuti. Com’è possibile una distanza di tale sorta? A rivestire un peso dirimente è stata RaiNews che da sola ha dedicato quasi 8 ore a Forza Italia e 9 e 30 minuti al Pd contro le 3 ore per M5S e quasi 4 per la Lega. Curioso anche quanto accaduto sulle reti Mediaset: qui il partito di casa, Forza Italia, ha avuto un peso ancora maggiore: se alle due forze di maggioranza è stata garantita una copertura di circa 5 ore a testa, al Pd di oltre 9 ore, al partito di Berlusconi si sono superate le 22 ore. Così. Giusto per essere imparziali. Decisamente meglio va su La7, dove il tempo concesso ai partiti è equamente distribuito (intorno alle 5 ore), con il Pd che arriva invece alle 8 ore.
I SOGGETTI ISTITUZIONALI – Ma non è tutto. Nel report dell’AgCom è riportato anche il minutaggio concesso alle figure istituzionali: per ogni telegiornale e rete svetta ovviamente il Governo. Ma anche qui c’è una piccola curiosità che lascia intendere il peso del premier Giuseppe Conte rispetto a quello dei ministri, in primis di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Al primo è stata garantita una copertura di 14 ore, ai ministri una di 42 ore. Sono lontani i tempi in cui Matteo Renzi fagocitava tutta la squadra dell’Esecutivo. Se prendiamo lo stesso periodo ma di due anni fa (1-30 settembre 2016) la differenza è netta: al presidente del Consiglio era garantito un minutaggio di quasi 24 ore, al resto dell’Esecutivo soltanto di 12. Invariato, dal 2016 al 2018, il tempo concesso all’Ue: in media, in un mese, non si arriva neanche a 2 ore.