Mentre il mare poco alla volta restituisce le salme di quanti hanno cercato la fortuna attraversando il Mediterraneo, la Procura di Crotone è decisa a capire chi ha responsabilità nel naufragio di Cutro costato la vita ad almeno 67 persone.
La Procura di Crotone è decisa a capire chi ha responsabilità nel naufragio di Cutro costato la vita ad almeno 67 persone
Proprio gli uffici guidati da Giuseppe Capoccia hanno aperto un fascicolo in cui si ipotizza l’omicidio e il disastro colposo e il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, insomma per il momento si sta guardando alla questione legata agli scafisti e agli organizzatori della traversata. Ma non è escluso che qualcosa possa cambiare nei prossimi giorni quando gli inquirenti faranno il punto sulle indagini.
Quel che è certo è che la situazione, per la quale sono già finiti in carcere tre presunti scafisti, è ancora piuttosto ingarbugliata e dolorosa. Lo stesso Capoccia ha fatto capire che nelle indagini nulla verrà lasciato al caso: “Sì, è vero, nessuno ha mai dichiarato un evento Sar per questo barcone e quindi non è mai partita un’operazione di ricerca e soccorso. Ricostruiremo tutto ma mi fa rabbia, come padre di famiglia, come cittadino, pensare che forse qualcosa si poteva fare per salvare quelle persone”.
Il procuratore, intervistato da Repubblica e a precisa domanda lascia intendere che nessuna pista può essere esclusa anche se “in questo marasma non vedo emergere un’ipotesi di reato” di omissione di soccorso, tuttavia “mi sento di dire che il ruolo di Frontex andrebbe proprio ripensato” in quanto “penso sia emergendo un sistema (di salvataggio, ndr) smagliato, dove ciascuno fa il suo, ma che alla fine si traduce in un ‘vado io, vai tu’ che può portare a situazioni tragiche come questa”.
Quel che è certo è che l’inchiesta va avanti e che come riferisce Vittorio Aloi (nella foto), capitano di vascello della capitaneria di porto della guardia costiera di Crotone, “per ora non siamo stati convocati dall’autorità giudiziaria, ma è in corso un’attività da parte loro e penso saremo chiamati”.
Al di là delle parole del procuratore che per il momento glissa è proprio sulle mancate operazioni di salvataggio in mare che in tanti stanno puntando il dito. Del resto è inevitabile che ciò stia avvenendo sia perché sono molti i punti oscuri in questa tristissima storia e sia perché perfino gli attori coinvolti, ossia la Guardia costiera italiana e Frontex, dopo più di un giorno dal disastro hanno iniziato a raccontare versioni dei fatti divergenti in quello che appare come uno stucchevole rimpallo di responsabilità.
Un botta e risposta iniziato con l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) che ha dato la propria versione dei fatti secondo cui dopo aver “avvistato un’imbarcazione pesantemente sovraffollata”, presumibilmente da circa “duecento persone” stipate sotto coperta che “si dirigeva verso le coste italiane”, avrebbe dato l’allarme pur non ravvisando che l’imbarcazione “stava navigando da sola e non c’erano segni di pericolo”.
“Come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato tutte le autorità italiane”, spiegano dall’agenzia Ue aggiungendo di aver anche dato l’ordine di far sorvolare l’area da un aereo che ha “monitorato la zona”, rilevando “una significativa risposta termica” sottocoperta, fino a quando non è dovuto rientrare alla base per mancanza di carburante”.
La Guardia costiera afferma che nessuno ha avvertito l’Italia dell’emergenza fino alle 4.30
Ben diverso quanto afferma la Guardia costiera secondo cui “nessuno ci ha avvertito dell’emergenza fino alle 4.30. Frontex ha segnalato un’imbarcazione con una persona a bordo che navigava senza difficoltà”. Tesi messa anche agli atti dell’inchiesta, con uno stralcio della relazione della capitaneria di porto di Crotone, secondo cui “alle 4.47 si riceveva segnalazione riguardo la presenza di una barca a circa 40 metri dalla foce del fiume Tacina, su un fondale presumibilmente sabbioso e con profondità circa 3 metri”.
Poi, continua la nota, “alle 4.55 ci ricontattava il segnalante, riferendo che le persone si stavano tuffando in acqua e stavano nuotando verso riva. Evidenziava, inoltre, la presenza di probabili cadaveri e che la barca si era distrutta”. Relazione che si conclude raccontando l’arrivo dei soccorsi: “Alle 5.35, la prima pattuglia di terra Guardia Costiera, giunta sul posto, riferiva di numerose persone in stato di ipotermia in spiaggia, trascinate a riva dalla risacca così come alcuni cadaveri. La motovedetta CP 321, intervenuta da Crotone, iniziava attività di ricerca e soccorso al largo”.
Non c’è dubbio che questa storia presenti ancora molti punti oscuri che soltanto la magistratura potrà chiarire. Uno di questi è proprio quello relativo a cosa si sarebbe potuto fare per evitare questa immane tragedia. Come sostenuto dal procuratore di Crotone il dubbio è che “forse qualcosa si poteva fare per salvare quelle persone”. A lasciarlo pensare è soprattutto il fatto che le condizioni meteo erano avverse ma non tanto quanto era emerso in un primo momento.
Il comandante Aloi: “Il mare direi che era a forza 4. Si può uscire con mare forza 8”
Emblematiche in tal senso le parole del comandante della Guardia Costiera di Crotone Vittorio Aloi che ieri ha ammesso: “Il mare direi che era a forza 4. Si può uscire con mare forza 8”. Può sembrare una questione di poco conto ma non lo è. Con il mare a forza 4 – ossia molto agitato – al punto da rendere impossibile la navigazione a due imbarcazioni che aveva inviato la Guardia di finanza per una semplice operazioni di polizia (detta in gergo “law enforcement”), perché successivamente non ne sono state inviate altre di ben altra stazza e capaci di navigare in queste precarie condizioni almeno per verificare le condizioni di quel barcone?
Un dubbio legittimo tanto più se si considera che se le unità navali della Guardia di finanza sono state costrette a rinunciare all’operazione per via del mare in tempesta, allora non si capisce come avrebbe potuto proseguire la navigazione in tranquillità il barcone oggetto di avvistamenti e che, almeno secondo Frontex, era “pesantemente affollato”. Non solo. Oggetto di verifiche sarà anche la mancata richiesta di Sar (soccorso in mare, ndr) lamentata dall’Italia ma che per Frontex deve essere dichiarata dal singolo Stato e non dall’Agenzia europea stessa. Insomma tutte questioni che dovranno essere chiarite nei prossimi giorni.