Naufragio bis del governo in Albania, rispediti in Italia altri 7 migranti

Nuovo buco nell'acqua del governo nell'operazione Albania. Il Tribunale di Roma sospende il giudizio e rimette gli atti alla Corte Ue

Naufragio bis del governo in Albania, rispediti in Italia altri 7 migranti

Un altro buco nell’acqua del governo di Giorgia Meloni. Ieri – come era ampiamente previsto – la Sezione immigrazione del Tribunale civile di Roma ha sospeso la convalida dei trattenimenti nel Cpr albanese di Gjader anche dei sette migranti, provenienti da Egitto e Bangladesh, trasferiti con il secondo disgraziato viaggio della nave Libra.

I sette sono stati liberati in serata e saranno ritrasferiti in Italia, con arrivo probabilmente a Brindisi, dove saranno liberi. Per uno di loro, richiedente asilo, dato lo stato di fragilità, è stata invece disposta la permanenza in un Cpr Italiano.

Gli atti rinviati alla Corte di Giustizia Ue

Giudizio sospeso quindi e rinvio alla Corte di Giustizia europea, come spiega un comunicato stampa a firma della presidente di sezione, Luciana Sangiovanni. “I giudici – si legge – hanno ritenuto necessario disporre rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell’Unione europea, formulando quattro quesiti, analogamente a quanto già disposto nei giorni scorsi da due collegi della stessa sezione”.

“Il rinvio pregiudiziale”, continua Sangiovanni, “è stato scelto come strumento più idoneo per chiarire vari profili di dubbia compatibilità con la disciplina sovranazionale emersi a seguito delle norme introdotte dal citato decreto legge”, ossia il dl n.158/2024, adottato dal Consiglio dei ministri lo scorso 21 ottobre, in cui si eleva a norma primaria la cosiddetta lista dei paesi sicuri.

Per i giudici, tale norma “ha adottato una interpretazione del diritto dell’Unione europea e della sentenza della Cgue del 4 ottobre 2024 divergente da quella seguita da questo Tribunale – nel quadro della previgente diversa normativa nazionale – nei precedenti procedimenti di convalida delle persone condotte in Albania e ivi trattenute. Tale scelta è stata preferita ad una decisione di autonoma conferma da parte del Tribunale della propria interpretazione, per le ragioni diffusamente evidenziate nelle ordinanze di rinvio pregiudiziale”.

La furia di Salvini: “Sentenza politica, reagiremo”

Immediata, quanto furente, la reazione della maggioranza. Di “un’altra sentenza politica non contro il governo, ma contro gli italiani e la loro sicurezza”, ha parlato subito Matteo Salvini, per il quale “Governo e Parlamento hanno il diritto di reagire per proteggere i cittadini, e lo faranno. Sempre che qualche altro magistrato, nel frattempo, non mi condanni a sei anni di galera per aver difeso i confini”, ha aggiunto col solito vittimismo.

Coluzzi: “Al governo sono buoni a nulla ma capaci di tutto”

Di un “drammatico gioco dell’oca del governo sulla pelle dei migranti che prosegue contro ogni logica, al costo di un miliardo di euro”, parla invece da Shengjin l’M5S Alfonso Colucci: “I provvedimenti del governo, come il decreto Cutro e quello sui Paesi sicuri, contrastano con la Costituzione e con il diritto europeo”, aggiunge il pentastellato, “Questo è chiaro ormai a tutti e lo sa bene anche il governo, ma ammetterlo per il centrodestra significherebbe anche ammettere che le sue politiche migratorie sono basate sul nulla. L’Italia è nelle mani di nessuno, anzi, di una banda di pericolosi incompetenti: sono buoni a nulla ma capaci di tutto, per citare Longanesi”.

“Alla faccia del cosiddetto ‘modello Albania’. Questo è il ‘modello Meloni’: violazione dei diritti, forzature istituzionali, poliziotti sottratti al proprio lavoro in Italia e soldi buttati dalla finestra! Quanto ci metteranno ancora per smetterla con questa buffonata?!”, è il commento social del responsabile sicurezza Pd, Matteo Mauri.

Per l’AVS Nicola Fratoianni si tratta di “un film già visto”. “Il Governo – ha aggiunto – fa finta di poter aggirare le norme italiane e internazionali, ma non si può e se lo devono mettere in testa. Il baraccone albanese è un gigantesco spreco di risorse e una macchina per la propaganda del Governo”, conclude Fratoianni.