Un caso nel caso. La scomparsa di Emanuela Orlandi richiama in ballo, dopo 40 anni, lo zio della giovane cittadina vaticana, Mario Meneguzzi. E scatena un nuovo scontro tra la famiglia Orlandi e il Vaticano. Il nastro è stato riavvolto con la rivelazione di vecchi documenti (una lettera dell’allora segretario di Stato Vaticano, Agostino Casaroli) nei quali si parla delle molestie dello zio Mario a Natalina Orlandi, sorella maggiore di Emanuela.
Una storia che torna a galla e che fa gridare alla “macelleria” l’avvocata della famiglia, Laura Sgrò: “La vita di Natalina è stata messa in piazza e macellata”. Proprio Natalina, allora, è intervenuta per raccontare che “non esiste nessuno stupro”, ma solo delle “avance verbali” risalenti al 1978. “Non c’è stato altro”, assicura, tanto che le due famiglie sono rimaste unite.
Pietro Orlandi contro il Vaticano: “Carognata”
Meneguzzi “era fuori nel giorno in cui scomparve Emanuela”, come racconta Pietro Orlandi: parole confermate dalle indagini dell’epoca. Il fratello di Emanuela accusa la procura vaticana: “Mio zio era in vacanza lontanissimo da Roma, queste cose le sapevano in procura, mi domando come lavorano”.
Il dubbio di Pietro è che nel Vaticano ci sia qualcuno che “sta facendo di tutto per spostare l’attenzione all’esterno, per scaricare qualunque responsabilità su altri, addirittura sulla famiglia”. L’accusa è rivolta al promotore di Giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi: “Sta lavorando per arrivare a una verità di comodo”. Per il fratello di Emanuela “il Vaticano ha calpestato le ultime briciole di dignità”, tanto da parlare di una “carognata”.