Sarà oggi il giorno cruciale sulla strada del Dpcm di Natale quando si terrà il confronto tra governo e Regioni. Presenti all’incontro anche Domenico Arcuri e Angelo Borrelli. Ieri i governatori hanno fatto il punto per decidere una linea condivisa da presentare all’esecutivo e le premesse ci dicono che sarà un confronto “vivace”. Le Regioni, soprattutto quelle di centrodestra, non si rassegnano. Il governatore ligure Giovanni Toti dichiara di non voler vedere gente che fa i trenini e che balla ai veglioni ma chiede che accanto alle ragioni sanitare si valutino anche quelle economiche e nello specifico chiede che i ristoranti nei giorni delle festività possano rimanere aperti anche la sera. “Al netto di cosa sarà consentito e vietato” nel Dpcm come Regioni, ha dichiarato Toti al termine della riunione, “riteniamo che il principio del divieto di assembramento debba essere il principio cardine per un criterio di equità.
Risulta poco convincente che in alcune attività si possa creare anche un involontario assembramento, e il riferimento è alle foto apparse sui quotidiani circa le principali vie dello shopping e al contempo si vietino altre attività che magari assembramento ne creano di meno”, come i ristoranti e i bar appunto. Ma la sua richiesta cozza contro la volontà del governo di mantenere il coprifuoco alle 22 di sera. Luca Zaia auspica che venga garantita l’attività sciistica: “è difficile spiegare i motivi per cui il teatro è chiuso e lo ‘struscio’ invece è aperto, la pista da sci chiusa e l’happy hour con la piazza piena consentito”. Le Regioni del Veneto, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e le Province Autonome di Bolzano e di Trento hanno presentato al governo una proposta di mediazione che prevede la possibilità di aprire gli impianti di risalita per gli ospiti degli alberghi e delle seconde case.
In alternativa, annuncia Toti, chiederemo di “chiudere i confini del Paese, per evitare che gli italiani vadano a sciare dove gli impianti sono aperti”. Altro punto di contrasto potenziale col governo è quello che riguarda la mobilità tra le Regioni. L’orientamento dell’esecutivo è per consentire a chi vorrà andare fuori dalla propria regione di farlo la settimana precedente al Natale. Il divieto per gli spostamenti tra tutte le Regioni, incluse quelle gialle, potrebbe scattare tra il 20 dicembre, circa, fino all’Epifania. Verrebbe permesso invece rientrare presso la propria residenza o domicilio. Allo studio alcune deroghe. Che l’ala dei rigoristi, rappresentata dai ministri dem Francesco Boccia e Dario Franceschini e il ministro Speranza, vorrebbero limitate il più possibile. Potrebbe essere concesso il ricongiungimento con i genitori anziani e quello degli studenti che hanno spostato la residenza o il domicilio nella città dove si sono trasferiti. Possibilità di ricongiungersi anche tra coniugi e tra partner conviventi.
Quarantena molto probabile invece per chi dovesse decidere di andare all’estero e per chi decidesse di rientrare in occasione delle festività. I governatori invece, spiega Toti, chiederanno di consentire gli spostamenti interregionali tra le zone con lo stesso colore, ovvero tra quelle gialle. E allo stesso tempo pretendono di avere maggiore voce in capitolo nelle decisioni: “Occorre accorciare i tempi, fare più attuali le decisioni e accorciare anche il meccanismo di uscita dalla zona rossa ad arancione o da arancione a gialla, che nell’attuale Dpcm attiene a 21 giorni di calendario”. Eppure è difficile dar credito e fiducia ai governatori considerando quello che è successo in quest’ultimo fine settimana. La zona arancione ha riportato milanesi e torinesi a invadere le vie del centro e a prendere d’assalto negozi e negozietti nonostante gli inviti alla prudenza. Tanto che Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, chiede che nelle strade dello shopping si imponga il numero chiuso.
Oggi si riunirà la Cei per decidere se anticipare l’orario della Messa della vigilia di Natale. Ma non dovrebbero esserci problemi su un orario flessibile. Resta poi il nodo della scuola, con l’intenzione di riaprire il grosso delle classi dopo la Befana, ma senza ancora escludere la possibilità di sospendere o ridurre in percentuale la didattica a distanza per le scuole superiori già a dicembre. Ipotesi quest’ultima su cui i governatori sono contrari, con l’eccezione di Stefano Bonaccini dell’Emilia Romagna. Per Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, “il problema è sempre la tensione fra governo e Regioni, che vedono i colori come degli stigma. Sono pressate dall’economia locale, e non si rendono conto che dobbiamo prima risolvere in modo stabile la curva epidemica”. “A chi dice ‘riapriamo tutto’ rispondo ‘errare è umano perseverare è diabolico’”, chiosa Nicola Zingaretti.