C’è un filo rosso che lega Elon Musk e l’Alternative für Deutschland (AfD), e non è certo un mistero per chi osserva la politica tedesca e la gestione dei social media del miliardario statunitense. L’ultima uscita su X, la piattaforma un tempo conosciuta come Twitter, è un’ulteriore tessera di un mosaico che si sta delineando con preoccupante chiarezza: “Solo l’AfD può salvare la Germania”, ha scritto Musk. Una dichiarazione che ha immediatamente trovato eco nella portavoce federale del partito di estrema destra, Alice Weidel, che ha prontamente ringraziato Musk, rilanciando le sue parole e aggiungendo il link a una recente intervista in cui criticava l’ex cancelliera Angela Merkel e l’Unione europea.
Musk e AfD: un’alleanza inquietante
Non è la prima volta che Musk si trova allineato, volontariamente o meno, con l’AfD. Già ad aprile, un reportage di Deutsche Welle aveva evidenziato come il fondatore di Tesla avesse espresso simpatie per il partito, condividendo post che speravano in una vittoria elettorale dell’AfD e denunciando presunti complotti contro i suoi leader. Il sostegno, a dire il vero, è stato reciproco, anche se non privo di contraddizioni: nella cittadina di Grünheide, dove sorge la Gigafactory Tesla, l’AfD si è opposta all’espansione dello stabilimento, schierandosi al fianco di manifestanti ambientalisti.
Il rapporto tra Musk e l’AfD appare dunque complesso, ma è chiaro che il miliardario non disdegna l’uso della sua piattaforma per amplificare messaggi che risuonano con le istanze del partito di estrema destra. E non si tratta solo di un’azione priva di conseguenze: il sostegno pubblico di una figura globale come Musk contribuisce a legittimare un partito che, pur godendo di una crescente popolarità in Germania, resta fortemente contestato per le sue posizioni transfobiche, razziste e antieuropee.
Il prezzo della legittimazione: Musk e le sue responsabilità
Ma cosa spinge Musk a interagire con una forza politica che rappresenta il lato più oscuro della politica tedesca? Una chiave di lettura potrebbe essere trovata nel pragmatismo opportunistico che caratterizza le sue mosse. Musk è un imprenditore che non ha mai nascosto di adattare le sue alleanze e dichiarazioni agli interessi contingenti. In Germania, l’AfD potrebbe rappresentare un alleato utile contro la burocrazia europea e le regolamentazioni ambientali che ostacolano l’espansione delle sue operazioni industriali. Un calcolo cinico, certo, ma in linea con un personaggio che ha costruito la sua immagine su dichiarazioni provocatorie e sfide alle istituzioni tradizionali.
Eppure, il legame tra Musk e l’AfD solleva interrogativi più ampi. Qual è il costo della legittimazione di una forza politica che alimenta divisioni e odii? Quali sono le responsabilità di una figura pubblica con milioni di follower quando sceglie di amplificare certe voci? Musk, che ama definirsi un innovatore visionario, sembra ignorare che l’innovazione sociale non passa per il sostegno a ideologie retrograde.
L’ultima uscita di Musk è anche un monito su come il potere dei social media possa essere usato per orientare il dibattito pubblico, spesso in modo irresponsabile. Le sue parole trovano terreno fertile in un’Europa dove le tensioni sociali ed economiche alimentano la crescita di forze populiste e di estrema destra. E mentre il miliardario continua a muoversi con disinvoltura in questo panorama, il rischio è che i suoi tweet diventino benzina sul fuoco di una Germania già scossa da divisioni profonde.
La vicenda dimostra ancora una volta che Musk non è solo un imprenditore: è anche un attore politico, consapevole o meno delle sue azioni. E se il suo sostegno all’AfD rappresenta una strategia o una semplice provocazione, poco importa. Le parole contano, e il loro peso è tanto maggiore quanto più ampia è la piattaforma da cui vengono pronunciate. In un contesto dove la posta in gioco è la coesione sociale e l’integrità democratica, le scelte di Musk non possono essere liquidate come semplici eccentricità.