Hai voglia a dire che “la vicenda migranti non può essere sostenuta soltanto dalla Sicilia, dalla Calabria e dalle regioni meridionali”. Perché “tutti dobbiamo farci carico di questa responsabilità che deve diventare solidarietà”.
Il ministro del Mare, Nello Musumeci, ha provato ad indorare la pillola dei Centri per i rimpatri scaricati dal governo sulle Regioni, ma con scarso successo. E nonostante la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si affanni nel dipingere i Cpr e il “blocco delle partenze” come unica soluzione possibile per governare l’immigrazione in Italia e in Europa, i partiti di maggioranza non sono “compatti” sulle misure, come raccontano le fonti di Palazzo Chigi.
Il modello
Perfino il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, in un’intervista ad Avvenire, ha riconosciuto che “serve un modello strutturato all’insegna dell’integrazione… per un Paese di 60 milioni di abitanti come l’Italia, 150-180mila arrivi in un anno non possono rappresentare sempre un problema”, smontando nel giro di poche righe la narrazione dell’invasione così cara a Meloni e al suo compagno di governo Matteo Salvini.
Occhiuto si aggiunge al lungo elenco di governatori che vedono la costruzione di nuovi Centri di permanenza e di rimpatrio come problema politico per le regioni che governano.
Un altro presidente vicinissimo al governo, Alberto Cirio (Piemonte), si è augurato un “confronto con il governo” perché i nuovi centri vengano costruiti lontano dai centri abitati. Schiaffi al governo Meloni arrivano anche dall’ex ministro Giulio Tremonti ora in Fratelli d’Italia che deride le bellicose ipotesi di un complotto: “nessuna regia” e “nessun attacco politico”, dice a Repubblica ribadendo come l’immigrazione sia un tema “strutturale” e non un’emergenza. Finita qui? Nemmeno per sogno.
“ll Cpr non risolve il problema degli arrivi, questo lo dobbiamo dire per essere corretti nei confronti dei cittadini, visto e considerato che quest’anno avremo più o meno 140-150mila persone che dovranno essere rimpatriate, e si consideri che mediamente ogni anno l’Italia riesce a far rimpatriare dalle 3.500 alle 4.000 persone, quando va bene”, ha detto il leghista presidente del Veneto Luca Zaia, che in questi giorni guida l’offensiva dei presidenti di Regione di destra. Così è fin troppo facile per l’opposizione smontare la linea del governo.
Le reazioni
Dal Pd Laura Boldrini sottolinea come l’unica vera urgente strategia sia quella suggerita dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: rivedere il Regolamento di Dublino in sede europea. “Da tempo, ormai, sosteniamo – dice Boldrini – che quel Regolamento, che attribuisce al paese europeo di primo approdo dei migranti la responsabilità di valutare le domande di asilo, va superato perché penalizza paesi come l’Italia e la Grecia”.
Angelo Bonelli (Avs) accusa Meloni “di avere isolato l’Italia” e Riccardo Magi (+Europa) parla di “fallimentare strategia di Meloni, che baratta i diritti e le vite dei migranti con l’illusione delle frontiere chiuse”. Mariolina Castellone (M5S), sottolinea come “dalla destra” arrivino solo “ricette obsolete”. Nell’opposizione l’unica voce fuori dal coro è quella di Carlo Calenda (Azione), che si dice “totalmente d’accordo” con il “pagare i regimi per bloccare i migranti”.
A stretto giro, per uno scherzo del destino, arrivano le lamentele di Egitto e Tunisia che reclamano più soldi per continuare a fare il lavoro sporco. Forse c’è davvero una regia politica, come dice Meloni: i mandanti sono i tiranni lautamente pagati che non riescono a trattenere la loro ingordigia ricattatoria.