Una mossa a sorpresa. Mps annuncia il lancio di un’offerta pubblica di scambio totalitaria su Mediobanca. Dopo anni di difficoltà, in cui la banca senese è sempre stata disegnata come possibile preda, alla fine l’istituto diventa predatore, ricoprendo un ruolo da protagonista assoluto in quello che potrebbe essere il terzo polo bancario italiano. L’offerta valuta Piazzetta Cuccia 13,3 miliardi con un premio del 5,03% sul prezzo di chiusura di Borsa di giovedì. Mps offre 23 azioni per ogni 10 azioni di Mediobanca portate in adesione e annuncia che l’esecuzione dell’offerta verrebbe completata entro il terzo trimestre del 2025.
Mps tenta la scalata di Mediobanca e il governo applaude
Mediobanca fa sapere che l’offerta non era concordata e per il momento viene considerata “ostile”. Dall’integrazione Mps si aspetta “benefici significativi per gli azionisti di entrambe le banche”, anche in termini di dividendi. L’offerta è stata deliberata dal cda di Mps all’unanimità: in cda ci sono sette rappresentanti della lista presentata dal Mef, due di Caltagirone, due di Anima e uno di Delfin, oltre a tre dei fondi di Assogestione. E qui inizia la partita politica. L’ad di Mps, Luigi Lovaglio, comunica di aver prospettato questa operazione già nel 2022 e il “Mef non ha posto alcun limite”. Insomma, il governo era d’accordo. E di certo oggi è favorevole, come detto da esponenti di Fratelli d’Italia e Forza Italia. A maggior ragione perché l’obiettivo delle destre è avere un terzo polo bancario vicino alle proprie posizioni, tanto più dopo l’offerta di Unicredit su Banco Bpm.
Risiko bancario, tutti gli scenari e l’operazione Generali
La nascita di un “nuovo campione nazionale”, come scrive Mps, ha anche un altro obiettivo: portare Mediobanca fuori da Piazza Affari, come dichiarato apertamente. Ma soprattutto punta a spostare gli equilibri del controllo delle Generali, che intanto cercano l’integrazione con Natixis. Qui entrano in gioco Caltagirone e Delfin, contrari all’operazione con Natixis, che preparano l’assalto in vista del rinnovo del cda in primavera.
Cosa dicono i numeri? Mps capitalizza 8,8 miliardi e le sue quote sono detenute all’11,7% dal Mef, al 9,8% da Delfin e al 5% da Caltagirone. Mediobanca vale a Piazza Affari 12,7 miliardi ed è il principale azionista di Generali, con il 13% del capitale. E di Generali sono soci Delfin (al 9,8%) e Caltagirone (6,9%). Entrambi in contrasto con le posizioni di Piazzetta Cuccia. Di cui, però, l’holding della famiglia Del Vecchio (19,8%) e Caltagirone (7,8%) sono principali azionisti. Questa operazione rivoluzionerebbe gli equilibri dentro il gruppo Mps-Mediobanca: Delfin sarebbe primo socio al 16%, Caltagirone avrebbe l’8%. E con il ministero avrebbero quasi il 30%. Che vuol dire, di conseguenza, avere sempre più potere in Generali tra le quote di Mediobanca e quelle degli azionisti. Magari supportati dal governo. “Il nuovo furbetto del quartierino”, come lo definisce l’europarlamentare dei 5 Stelle, Gaetano Pedullà, smentendo “l’equidistanza sempre dichiarata nelle operazioni di mercato” con un “intervento pubblico” da primo azionista di Mps.