Il caso Mps finisce per entrare a gamba tesa nella campagna elettorale per il seggio di Siena dove si voterà a ottobre. Il Partito democratico – attraverso gli enti locali – ha giocato un ruolo determinante nella gestione della banca. Ovvio che la vicenda rappresenti un boccone troppo ghiotto perché il centrodestra non la utilizzi politicamente. Alle suppletive per il seggio di Siena è candidato Enrico Letta, che all’elezione in quel collegio ha legato la sua segreteria.
Per il numero uno del Pd la posta in palio è dunque alta. E presto incontrerà i referenti economici e politici locali per dare un segnale forte che il dossier Monte dei Paschi di Siena è seguito con attenzione dal partito. A rinfocolare le polemiche politiche ci pensano i leader sovranisti. Che puntano il dito contro il Nazareno per il doppio ruolo di Pier Carlo Padoan che, da ex ministro del Tesoro, seguì la crisi del Mps che portò alla sua nazionalizzazione e, poi, eletto a Siena si dimise da deputato per andare a fare il presidente di Unicredit, ovvero della banca che è in trattativa per acquistare proprio il Monte dei Paschi di Siena.
Si tratta di “un disastro targato Partito democratico, che sta riuscendo a far saltare per aria la banca più antica del mondo, nata nel 1472, sopravvissuta a due guerre mondiali ma non alla mala gestione della sinistra”, attacca il leader della Lega, Matteo Salvini, che ieri ne ha parlato con il suo ministro Giancarlo Giorgetti. “La probabile acquisizione a prezzi di saldo di Monte dei Paschi di Siena da parte di Unicredit, il cui attuale presidente è lo stesso Padoan del Pd che da ministro del Tesoro tanto si occupò delle sorti di Mps, è solo l’ennesima conferma del vergognoso modus operandi della sinistra italiana che usa lo Stato per opache manovre finanziarie e per proprio tornaconto politico e personale”, dichiara Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, in una lettera al Corriere della Sera.
E sebbene i dem abbiano fatto notare che la candidatura di Padoan sia legata alla precedente stagione Pd (guida Matteo Renzi) e il passaggio a Unicredit sia stato il frutto di una sua scelta personale (con visibile irritazione dei renziani che si sono difesi sostenendo che lo stesso Padoan evitò il disastro della banca) l’imbarazzo nel Pd rimane. Sulla vicenda riferirà mercoledì in Parlamento il ministro dell’Economia, Daniele Franco, con un’informativa. Intanto quasi tutti i partiti – da M5S alla Lega, da FdI a Leu passando per Forza Italia (al momento non pervenuto il Pd) – chiedono al governo Draghi di prendere altro tempo. Ovvero auspicano che l’Europa possa concedere altro tempo al Tesoro – rispetto alla scadenza che era fissata a fine 2021 – per uscire dal capitale di Mps vendendo la propria quota.
Nel frattempo aumentano dal territorio e dai sindacati gli sos per le ricadute occupazionali e per le preoccupazioni su un eventuale spezzatino della banca. “Il Comune di Siena vive la situazione di Mps con grandissima preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda le ricadute che potranno avere, qualsiasi scelta possa essere fatta, sulla città e sulla provincia di Siena. Non tanto per quello che è legato direttamente al Monte dei Paschi, ma anche e soprattutto per l’indotto”, dichiara l’assessore del Comune senese, Alberto Tirelli.
“La nostra – è intervenuto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – può essere una banca che magari si ridimensiona o magari trova una partnership da pari a pari con qualche altro soggetto bancario, ma non c’è fretta di svenderla. Possiamo parlarne e trovare una sinergia insieme. È questo che mi aspetto dal ministero del Tesoro”.