Mes sì o Mes no. La storia infinita, il tormentone che da mesi attanaglia ogni discussione sull’Europa che, se quando si parla di Recovery Fund assume “sembianze umane”, al solo accenno di Fondo Salva Stati torna ad essere l’Europa matrigna, quella della Troika, per intenderci.
Non a caso il premier Conte avrebbe preferito non affrontare in Parlamento una votazione “singola” sul Mes, ma inserirla in un più complessivo giudizio su tutte gli aiuti in arrivo dall’Ue, cioè il programma legato al Recovery Fund – il Next Generation Eu – ma anche il fondo Sure come finanziamento per la cassa integrazione (venerdì scorso i ministri Gualtieri e Catalfo hanno già notificato a Bruxelles l’intenzione dell’Italia di accedere allo strumento).
E invece il partito di Emma Bonino, +Europa, metterà ai voti domani in Senato una mozione (non vincolante per il Governo) che porrà per la prima volta la maggioranza di fronte al bivio, impegnando il governo a chiedere il prestito di 36 miliardi messi a disposizione dal Mes. Del resto non è un mistero che la Bonino ritenga che il Mes “vada avviato adesso”.
Il Movimento 5 Stelle è ovviamente contrario ma anche Pd e Leu hanno già preso le distanze dalla risoluzione, ritenendola “inutile”, favorevole solo Italia Viva mentre dall’opposizione potrebbe arrivare il voto positivo solo di Forza Italia. Per questo a spaccarsi sulla questione potrebbe essere anche l’opposizione, visto che un’altra mozione, stavolta contro il Mes, verrà presentata sempre mercoledì al Senato dalla Lega con l’appoggio di FdI.