Sembra non esserci giorno senza che l’inchiesta sul disastro della funivia del Mottarone regali particolari choc. Come si legge nel decreto di fermo firmato dal procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, la scelta di inserire i forchettoni per disattivare il sistema frenante di sicurezza e evitare il blocco dell’impianto e stata “sconsiderata” e in “spregio delle più basilari regole di sicurezza”.
Un provvedimento, quello che riguarda il gestore Luigi Nerini, il direttore Enrico Perocchio e il capo operativo Gabriele Tadini, che è stato reso necessario a causa del “pericolo concreto” di fuga. I tre dovrebbero essere interrogati domani dal gip di Verbania, chiamato a decidere sulla richiesta di convalida del fermo e della misura dell’arresto avanzata dai pm.
Quel che è certo, come spiega il procuratore Bossi, è che in caso vengano accertate le responsabilità degli indagati, allora la pena detentiva non potrà che essere “elevatissima”. Che l’inchiesta sia tutt’altro che conclusa e che potrebbe rivelare ulteriori sorprese e indagati, lo si capisce dal sequestro della “scatola nera” dell’impianto in cui gli inquirenti sono convinti di poter ricavare ulteriori spunti in quanto questa registra “tutti gli aspetti tecnici come la velocità, l’andatura e l’oscillazione”.
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Non solo. In queste ore a finire nel mirino dei pm è anche la fune che, al momento, non si capisce come possa essersi rotta di colpo. Al momento l’ipotesi maggiormente accreditata è che si sia sfilacciata proprio a causa dello sfregamento dei forchettoni.
Intanto si è appreso che la Procura di Verbania, chiedendo il carcere per Tadini, il responsabile del servizio della funivia del Mottarone, ha contestato tutte e tre le esigenze cautelari, ossia il pericolo di fuga, di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato. A precisarlo è stato il legale del gestore, Marcello Perillo.
Mentre dovrebbe proseguire nei prossimi giorni il sopralluogo del consulente nominato dalla Procura, l’ingegnere del Politecnico di Torino Giorgio Chiandussi, che ieri, per la prima volta, si è recato sul luogo dell’incidente. Il consulente, per il momento, si sta concentrando sulla fune traente, quella che si è spezzata, per iniziare ad individuare le cause della rottura che ha portato al disastro.