“L’accordo siglato anni fa era che la Regione Piemonte finanziasse l’intervento (di ristrutturazione della funivia, ndr) e poi sarebbe stato fatto il passaggio di proprietà al Comune ma non è stato perfezionato quindi è della Regione al momento”. È quanto ha detto il sindaco di Stresa (Verbania), Marcella Severino facendo chiarezza sulla proprietà dell’impianto della funivia di Mottarone dove ieri la rottura di un cavo di acciaio e il probabile malfunzionamento del sistema frenante di sicurezza ha causato la caduta della cabinovia e la morte di 14 persone e il ferimento di un bambino ancora in gravi in condizioni.
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Funivia del Mottarone, la causa dell’incidente: “Il freno non ha funzionato”.
Il sistema frenante di sicurezza della funivia del Mottarone “non ha funzionato”. Questa è la prima causa dell’incidente secondo il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, parlando con i giornalisti in procura. “Il cavo era tranciato a terra e il sistema di freni di sicurezza pacificamente non ha funzionato. Perché la cabina si sarebbe bloccata. Come mai questo si sarebbe verificato è oggetto dell’accertamento che sarà svolto”.
Non è ancora chiaro se la funivia del Mottarone, teatro della tragedia costata la vita a 14 persone, sia di proprietà del Comune di Stresa o della Regione Piemonte. “Lo stiamo appurando in queste ore”, ha spiegato il procuratore. In occasione dell’ultima importante riqualificazione della funivia, la Regione ha stanziato un importante contributo, a fronte del quale era previsto il passaggio di proprietà dell’impianto proprio alla Regione, ma non è ancora chiaro se questa procedura sia stata completata. “Dobbiamo chiarire se l’ente proprietario è la Regione o il Comune di Stresa”.
La funivia di Mottarone, il cavo portante e il cavo traente.
Secondo una prima ricostruzione ad avere ceduto è stato il cavo trainante o fune portante. “Gli altri sono intatti, ma è presto per dire quello che è accaduto dal punto di vista tecnico – afferma il tenente colonnello Giorgio Santacroce, comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Verbania – Bisognerà capire perché non sono scattati i dispositivi di sicurezza, che dovrebbero tenere la cabina ancorata”.
Gli altri cavi, invece, non risultano danneggiati. “Per motivi sanitari (legati alle misure anti-Covid, ndr) – conclude il colonnello Santacroce – viaggiava un numero inferiore di persone”. Altrimenti il bilancio delle vittime avrebbe potuto essere ancora più grave. La Stampa spiega oggi che la tragedia nasce quindi dalla somma di due malfunzionamenti. Il cavo traente, ovvero quello che trascina a monte la cabina, si è strappato. Il cavo portante invece non ha visto scattare l’impianto di sicurezza. Le ganasce avrebbero dovuto chiudersi subito, bloccando l’impianto. Ma questo non è successo. Secondo gli esperti il cavo traente potrebbe essersi strappato per un deficit di resistenza. Oppure perché l’argano l’ha sottoposto a uno sforzo superiore alle sue capacità.
Il ministero delle Infrastrutture istituisce una Commissione d’inchiesta.
“Ci sono diversi aspetti di questa vicenda che verranno chiariti. Il ministero – ha detto il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovanni -, già ieri sera ha istituito una commissione che si aggiunge alle indagini della magistratura. E’ importante che tutti mettano a disposizione la documentazione, ma che soprattutto che ci sia uno spirito di collaborazione anche nelle fasi successive”.
“Questo – ha aggiunto l’esponente dell’Esecutivo – è quello che possiamo dire oggi, l’impegno comune delle istituzioni è fare in modo che quanto successo si ripeta, ma anche per aiutare chi è stato colpito, ringrazio il sindaco Marcella Severino, per aver istituito una giornata di lutto cittadino. Questa comunità è stata particolarmente colpita, e ha dimostrato un grande senso di responsabilità e partecipazione”.