Il duro responso delle urne sembra far tornare a splendere l’astro verde nella costellazione pentastellata. Tra via libera al gasdotto Tap, fanghi da depurazione con alti carichi di inquinanti da spargere sui terreni agricoli e condoni a Ischia, l’ala ortodossa del Movimento da mesi lamenta la perdita della vocazione green dopo l’abbraccio con la Lega e l’ingresso a Palazzo Chigi. Ieri mattina, a 48 ore di distanza dalla doccia gelata delle europee, il ministro Sergio Costa, da buon generale, ha così annunciato la nuova strategia sull’Ilva, dicendo di aver avviato una revisione dell’autorizzazione integrata ambientale per lo stabilimento di Taranto.
I tarantini e non solo, quando Luigi Di Maio e i pentastellati di Governo hanno deciso di mandar avanti le acciaierie anziché chiudere tutto come promesso in campagna elettorale, avevano fatto diversi passi indietro dal M5S. Avviata la strategia di recupero, nel corso di un’audizione in commissione ambiente alla Camera, il ministro ha invertito la rotta sull’aspetto più delicato per le politiche verdi a 5 stelle.
LA NOVITA’. L’Ilva di Taranto, l’acciaieria più grande d’Europa, da sempre la principale fonte di lavoro per i cittadini di Taranti, ma anche quella che avvelena l’aria del capoluogo, il 1 novembre 2018 è entrata a far parte del colosso Arcelor Mittal. L’attività è andata avanti, nonostante la condanna per la mancata tutela della salute emessa dalla Corte europea di Strasburgo, e sia i tarantini che gli ambientalisti si sono sentiti traditi dal Movimento5Stelle che dello stop all’Ilva aveva una sua bandiera. Intervenendo in commissione sulla piaga dell’inquinamento dell’aria e dunque anche sulle emissioni dell’acciaieria pugliese, il ministro dell’ambiente ha esordito parlando di una situazione ancora critica. Ma poi ha subito annunciato la novità che dovrebbe riavvicinare ortodossi e attivisti green, l’avvio della revisione della cosiddetta AIA.
TUTTO DA RIFARE. Costa ha precisato che il riesame dell’autorizzazione è finalizzato a introdurre “eventuali condizioni aggiuntive motivate da ragioni sanitarie”. Dunque a dare un giro di vite a produzione e relative emissioni. Un atto compiuto dopo che il 21 maggio scorso lo ha sollecitato il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, del Pd, visti gli esiti del rapporto di valutazione del danno sanitario elaborati da Arpa Puglia e Asl Taranto, che hanno evidenziato un rischio residuo non accettabile per la popolazione. “Si apre una nuova pagina per Taranto”, ha detto. E magari anche per i consensi a 5 stelle.