Questa volta si tratterebbe di un urgente intervento si manutenzione a una turbina. Ma credere alle scuse del colosso russo Gazprom, che fornisce di gas mezza Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1 nel Mar Baltico è sempre più difficile.
Credere alle scuse di Gazprom è sempre più difficile. Questa volta si tratterebbe di un urgente intervento si manutenzione a una turbina del gasdotto Nord Stream 1
Così l’annuncio che a partire da domani il flusso scenderà dall’attuale 40 al 20% della capacità totale, ovvero appena 33 milioni di metri cubi al giorno, ha messo in allarme tutto il Vecchio continente, e rianimato la speculazione finanziaria.
Il prezzo del gas europeo si è infatti impennato fino a toccare ieri un rialzo del 10%, a 176 euro al megawattora. Appare chiaro, però che Mosca sta giocando con i contratti commerciali sottoscritti, e interrompendo di fatto le forniture senza assumersene direttamente la responsabilità per non incorrere in future costosissime vertenze legali.
“Servono unità e solidarietà” e attraverso il piano per la riduzione della domanda “ci prepariamo allo scenario peggiore”, ha detto un alto funzionario Ue alla vigilia del Consiglio per gli Affari energetici che in via straordinaria si riunisce oggi. La presidenza di turno della Repubblica Ceca, ha aggiunto la stessa fonte, punta “ad un’intesa politica a breve”. “Sappiamo che abbiamo gli occhi del mondo su di noi, non c’è un piano B”.
Intanto partono le accus ea Mosca. Secondo Berlino non c’è “nessuna ragione tecnica” per una riduzione del flusso di gas attraverso il Nord Stream. ”Abbiamo preso atto dell’annuncio. Osserviamo la situazione in stretto coordinamento con l’agenzia delle reti federale e il team dell’unità di crisi sul gas. Stando alle nostre informazioni non ci sono ragioni tecniche per una riduzione delle consegne”, si legge nel comunicato del ministero dell’Economia e del Clima guidato da Robert Habeck.
“Esistono le precondizioni per un’autorizzazione – giuridicamente in linea con le sanzioni – della consegna della turbina. Il Canada ha dato l’autorizzazione necessaria – ha concluso la nota -. Per il regime europeo delle sanzioni non serve alcuna autorizzazione eccezionale”.