È morto il terrorista nero Pierluigi Concutelli: l’uomo, condannato all’ergastolo per l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio, avrebbe compiuto 80 anni il prossimo giugno.
Morto il terrorista nero Pierluigi Concutelli
Pierluigi Concutelli si è spento all’età di 79 anni. La notizia è stata comunicata in via ufficiale nella mattinata di mercoledì 15 marzo. Il terrorista nero, tra i capi di Ordine Nuovo prima di darsi alla lotta armata, era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio.
Alla luce delle informazioni sinora diffuse, è stato riferito che Concutelli fosse malato da tempo. Dopo aver trascorso quasi metà della sua esistenza dietro le sbarre, il terrorista nero noto come “il Comandante” aveva ottenuto la sospensione condizionale della pena nel 2011 per motivi di salute.
La lotta armata, il carcere, la malattia
A raccontare la sua vita e l’omicidio del giudice Occorsio, avvenuto nel 1976, era stato proprio Concutelli nel libro Io, l’uomo nero, scritto a quattro mani con Giuseppe Ardica. Nella prefazione del volume, il 79enne è stato descritto come un pluriergastolano, ex terrorista nero ed ex comandante militante del Movimento Politico Ordine Nuovo. Inoltre, vengono spiegate le motivazioni che si celavano dietro le scelte drammatiche compiute e il perché dell’utopia della rivoluzione armata che trascinò l’Italia sull’orlo della guerra civile.
Nel testo, vengono affrontati tutti i temi cruciali della vita di Concutelli: dalle rappresaglie con i comunisti alle sparatorie all’arresto. Gli agenti dell’antiterrorismo circondarono uno stabile nel centro storico di Roma, in via dei Foraggi, il 13 febbraio 1977, mettendo in trappola Concutelli e ammanettandolo davanti alle telecamere della Rai. L’uomo si è sempre considerato un prigioniero politico e non si è mai pentito delle atrocità compiute né si è mai dissociato dalla lotta armata.
Nel 2015, la Cassazione gli ha negato la liberazione condizionata: all’epoca, i giudici affermarono che non si era mai “ravveduto per le sofferenze sparse, per la realizzazione del suo progetto eversivo”. Il terrorista, quindi, rimase in regime di detenzione domiciliare come deciso dal tribunale di sorveglianza che aveva accolto la richiesta di “differimento della pena” date le sue gravi condizioni di salute.