Morti sul lavoro, un paese che non impara: vittime in aumento, ma nessuna reazione

Sotto la lente: come i numeri svelano la drammatica e crescente realtà delle morti sul lavoro in Italia, tra inazione e indifferenza politica

Morti sul lavoro, un paese che non impara: vittime in aumento, ma nessuna reazione

I numeri non mentono e hanno la virtù di non poter essere piegati. Il 9 agosto il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha commentato su X i due incidenti sul lavoro che il giorno prima hanno causato la morte di due operai, una in provincia di Nuoro e l’altra in provincia di Salerno. “Siamo a quasi tre morti al giorno sul lavoro nei primi sei mesi del 2024, in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”, ha scritto Conte, che ha criticato le misure adottate finora dal governo Meloni per contrastare il fenomeno.

L’allarme lanciato da Giuseppe Conte

Secondo i recenti dati dell’Inail, analizzati da Pagella Politica, nei primi sei mesi del 2024 si è registrato un aumento delle morti sul lavoro in Italia. Dal 1° gennaio al 30 giugno 2024 sono state presentate all’Inail 469 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale, con una media di 2,6 morti al giorno.

Questo dato rappresenta un incremento rispetto allo stesso periodo del 2023, quando le morti sul lavoro registrate erano state 450. Si tratta di un aumento del 4%, con 19 morti in più rispetto all’anno precedente. Il numero di morti nella prima metà del 2024 è anche leggermente superiore a quello registrato nello stesso periodo del 2022 (463 morti), ma rimane inferiore al dato del 2019 (482 morti).

L’Inail sottolinea che questi dati sono provvisori e che il confronto con i numeri del passato richiede cautela, in particolare per quanto riguarda gli infortuni mortali. Questi ultimi possono essere soggetti a variazioni dovute a picchi occasionali e ai tempi di trattazione delle pratiche.

Un’analisi più approfondita rivela che alla fine di giugno 2024 risultavano cinque denunce di incidenti plurimi sul lavoro, per un totale di 21 morti, di cui solo quattro avvenute per incidente stradale. Nello stesso periodo del 2023, le denunce per incidenti plurimi erano state sei, ma con un numero totale di morti inferiore, pari a 12, di cui la metà in incidenti stradali.

Analisi dei dati: un aumento preoccupante

Per avere un quadro più preciso del fenomeno, che includa anche i casi accertati positivamente dall’istituto, sarà necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2024, al termine dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia.

Un altro aspetto importante da considerare è il rapporto tra il numero di morti e il numero di occupati. Anche in questo caso, i dati provvisori dell’Inail mostrano un leggero aumento. Nei primi sei mesi del 2024 sono stati denunciati 1,96 decessi di lavoratori ogni centomila occupati, contro l’1,91 dello stesso periodo del 2023, con un incremento del 2,6%.

Nonostante questo recente aumento, è importante notare che rispetto ai decenni passati si è registrato un forte calo dei morti sul lavoro in Italia. Nel 1963, l’anno con il valore più alto, si contarono oltre 4.600 morti sul lavoro, mentre nel 2022 (ultimo anno con dati consolidati) il numero è sceso a poco più di 1.200.

Per quanto riguarda il confronto con l’Unione Europea, l’Italia si posiziona all’ottavo posto per numero di morti sul lavoro tra i Paesi UE. Secondo i dati Eurostat del 2021 (i più recenti disponibili), l’Italia ha registrato un tasso standardizzato di incidenza pari a 3,17 morti ogni centomila lavoratori, contro una media europea di 2,23. Tra i grandi Paesi UE, la Francia ha un dato più alto (4,45), mentre Germania (1,08) e Spagna (2,49) presentano numeri più bassi.

Il tasso standardizzato di incidenza calcolato da Eurostat tiene conto non solo del numero di morti in rapporto ai lavoratori, ma anche delle dimensioni dei singoli settori economici e della loro pericolosità, permettendo così un confronto più omogeneo tra i diversi Paesi.