I magistrati di Siena non cambiano linea e non hanno dubbi. Per loro David Rossi, dirigente del Monte dei Paschi morto nel (leggi l’articolo), si suicidò. Lo ha ribadito il procuratore capo Salvatore Vitello davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del manager, che con la sua audizione ha iniziato i veri lavori necessari a dare risposte ai troppi interrogativi ancora presenti su quella tragedia.
Il magistrato, che non era nel capoluogo toscano quando si consumò il dramma, ha ammesso alcune lacune nella prima fase delle indagini, ma ha aggiunto che quei vuoti non muterebbero comunque lo stato dei fatti. Ha ripetuto infatti più volte che nei giorni precedenti la sua morte Rossi sarebbe stato in uno stato emotivo “molto preoccupante”, sarebbe arrivato a minacciare il suicidio, avrebbe temuto di essere arrestato e soprattutto niente di quanto emerso dagli accertamenti farebbe pensare, a suo avviso, che otto anni fa, la sera del 6 marzo 2013, quando il dirigente precipitò da Rocca Salimbeni ci fossero altre persone e tantomeno che ci sia stata una lotta.
“Si possono fare tante ipotesi – ha detto il procuratore – ma il dato che emerge per quello che rileva sul piano probatorio è che dai sopralluoghi vi è la totale assenza di indizi violenti”. Certezza sul suicidio però non c’è e lo ha precisato lo stesso Vitello, dicendo che è solo “altamente probabile”. E ha pure aggiunto che Rossi “probabilmente se si fosse intervenuti in tempo si sarebbe salvato”. I lavori della Commissione vanno avanti.