“Che cosa hai fatto tutti questi anni Noodles?” “Sono andato a letto presto”. La celebre frase di C’era una volta in America di Sergio Leone va aggiornata nel titolo e nel protagonista. C’era una volta in Lombardia, infatti, Letizia Moratti, oggi candidata alla carica di presidente di regione dell’autoproclamatosi Terzo Polo (Azione + Italia Viva), secondo la quale è “necessario un rinnovamento profondo del nostro sistema di welfare”.
L’ex sindaca di Milano ed ex ministro dell’Istruzione sembra dimenticare un particolare (chissà, forse andava a letto presto): dall’8 gennaio 2021 al 2 novembre 2022 a guidare la sanità regionale lombarda c’era proprio lei, scelta per sostituire Giulio Gallera e sostituita a sua volta da Guido Bertolaso.
Letizia di lotta e governo
Secondo la Moratti, di lotta e non più di governo, serve “un rilancio dei grandi ospedali pubblici che devono tornare a competere con i migliori d’Europa ed essere in grado di dare risposte ai bisogni dei cittadini in tempi ragionevoli. Per realizzare davvero tutto questo servono idee nuove, con la politica al centro delle scelte strategiche certamente, ma lontana da logiche di spartizione quanto a direttori generali e posizioni apicali delle strutture sanitarie”.
Con queste sue dichiarazioni, era naturale che il presidente del quale la Moratti era vice, Attilio Fontana, ha avuto un formidabile assist per ricordarle che l’ultima riforma della sanità in Lombardia porta la firma di entrambi: “Mi è dispiaciuto il comportamento della mia ex vicepresidente che improvvisamente ha cambiato completamente la propria impostazione di carattere politico e ha cominciato a dire ogni male di quella attività che lei stessa aveva contribuito a portare avanti”, ha dichiarato il governatore leghista in una intervista a Sky.
Le puntate precedenti
Ma facciamo un piccolo passo indietro. Approvata il 30 novembre 2021 dalla maggioranza di centrodestra, Fontana e Moratti non esitarono a definire la nuova legge di riforma sanitaria lombarda come “storica”, “all’avanguardia” e, soprattutto, “in grado di creare la rete di medicina territoriale”.
La riforma era stata scritta senza accogliere nessuno degli emendamenti delle opposizioni (in una occasione i consiglieri Cinque Stelle erano stati espulsi dall’aula per le loro proteste) e senza interlocuzione alcuna con gli organismi rappresentativi delle categorie di lavoratori del comparto sanità.
La legge 22/2021, che doveva riformare l’impianto della sanità lombarda dopo tutte le criticità venute a galla durante la pandemia, faceva notare Medicina democratica, promotrice della campagna “Dico 32”, “introduce formalmente e prioritariamente, per poter disporre dei finanziamenti, alcune indicazioni del Pnrr (case di comunità, ospedali di comunità, medicina di prossimità) ma li stravolge in sede di attuazione aprendo anche questi ambiti al privato considerato “equivalente” al pubblico.
Tende inoltre ad accentuare ulteriormente differenze di accesso ed erogazione dei servizi che diventano discriminanti per chi non dispone di forme di sanità integrativa (mutue, assicurazioni, welfare aziendale) che comunque non garantiscono gli stessi livelli di tutela per tutte le persone”.
Fontana, che alle regionali corre per il centrodestra per la riconferma come governatore, dal canto suo, promette che “nei primi 100 giorni di governo approfondiremo il programma dell’abbattimento dei tempi di attesa in sanità”, riconoscendo l’esistenza di un problema che non è riuscito a risolvere in cinque anni di mandato. Evidentemente non solo la Moratti è andata a letto presto.