Ci sono storie che vanno oltre le classifiche, volano al di sopra dei numeri. Perché sfidano le leggi della scienza. E a Melbourne, sede dell’Australian Open, Roger Federer ha scritto un nuovo capitolo della sua storia umana e tennistica. A 35 anni e mezzo (ne compirà 36 ad agosto), dopo un’assenza di sei mesi, è tornato in campo, sbaragliando la concorrenza. Per rendere ancora più grande la sua leggenda, ha sconfitto in semifinale il connazionale Stanislas Wawrinka al termine di una maratona di cinque set. La differenza di 4 anni non è stata notata da nessuno: il punteggio è stato 7-5 6-3 1-6 4-6 6-3.
Federer è così diventato il secondo finalista più anziano di sempre in uno Slam. Il record assoluto appartiene all’australiano Ken Rosewall, che approdò in finale agli Us Open del 1974 dove fu schiantato da Jimmy Connors. Ma quello che è accaduto all’Australian Open 2017 sarà raccontato ai nipotini: un campione dato per l’ennesima volta sul viale del tramonto, ha dimostrato di essere il numero uno, al di là di ogni classifica. Ma a Melbourne, per chiudere alla perfezione, serve un altro evento: la vittoria di Rafael Nadal nell’altra semifinale contro il talento del bulgaro Grigor Dimitrov. A quel punto sarebbe la sfida perfetta: Roger e Rafa di nuovo contro, a contendersi il titolo di uno Slam. Una storia che in passato era quasi noiosa. Ma che in questo gennaio 2017 ha il sapore al miele dell’appuntamento storico. E, chissà, forse irripetibile.