di Vittorio Pezzuto
Un fantasma si aggira per l’Italia, il suo nome è Scelta Civica. Può sembrare incredibile (o forse drammaticamente noioso, fate voi), ma nelle ore che precedono una sentenza spartiacque nella storia della Seconda Repubblica, il partitino fondato da Mario Monti scricchiola e si dibatte in una crisi che i fisici paragonerebbero alla fissione dell’atomo. La dirigenza del microcosmo centrista (già orfano della fondazione montezemoliana Italia Futura e dei cattolici affiliati alla moribonda Udc) si sta infatti avvitando in una querelle che poco ha di politico ma che molto dice sull’ansia di posizionamento futuro di parte della sua dirigenza. Succede infatti che al compassato ex presidente del Consiglio siano saltati i nervi. Non per la sua conclamata irrilevanza all’interno della maggioranza o per la propensione del governo Letta a rinviare le decisioni sui dossier più delicati. Nossignore. Il senatore a vita ha invece sbottato per la partecipazione del coordinatore del partito Andrea Olivero e di altri “civici” di impronta cattolica a un dibattito romano sul popolarismo, organizzato sotto l’egida dell’Udc e tenutosi nell’indifferenza generale al Tempio di Adriano. Tanto è bastato per mandare su tutte le furie l’algido tecnocrate bocconiano, che ha letto l’episodio come un affronto indigeribile alla sua leadership. Telefonate, sms, riunioni interne e conciliaboli nei corridoi del Palazzo: in queste ore la pattuglia parlamentare di Scelta Civica appare un formicaio impazzito e senza bussola. Si cerca in ogni modo di ricomporre la frattura, che altrimenti renderebbe ancora più torrida la pausa estiva in vista dell’assemblea del partito convocata a settembre. Il ministro della Difesa Mario Mauro e i capigruppo di Camera e Senato Lorenzo Dellai e Gianluca Susta stanno indossando la tuta dei pompieri, provando a spegnere una polemica surreale e ad arrivare senza troppi danni alla designazione di un sostituto di Andrea Olivero. Tentano di convincere il coordinatore a presentarsi dimissionario, ma sembra che quest’ultimo sarebbe pronto a fare un passo indietro soltanto dopo un confronto politico che potrebbe mandare in minoranza lo stesso Monti. Staremo a vedere, se ne avremo tempo e voglia.