Non si sa nemmeno quanti siano in tutto. Non si conosce neanche quale tipo di rapporto lavorativo li leghi a questo o quel parlamentare. E, soprattutto, non hanno una voce dedicata di bilancio nonostante il loro lavoro sia esiziale per deputati e senatori. Stiamo parlando dei collaboratori parlamentari, quelli che spesso – in maniera non proprio edificante – vengono chiamati “portaborse”. A nulla sono servite le promesse che nel corso delle legislature chiunque si sia succeduto alla presidenza delle due Camere pure ha fatto. Qualcosa, però, ora si sta muovendo. Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha annunciato una delibera per regolamentare i rapporti lavorativi tra collaboratori e onorevoli, in nome di una maggiore trasparenza e maggiore tutela.
IMPEGNI PRESENTI E FUTURI. L’intervento del presidente di Montecitorio arriva dopo un confronto tenuto con l’Associazione dei collaboratori parlamentari (Aicp), il secondo fino ad oggi dall’inizio della legislatura. “Innanzitutto Fico ci ha comunicato che ha dato mandato ai suoi uffici di realizzare due cose che per noi sono fondamentali”, spiega il presidente dell’associazione, Josè De Falco. A cominciare dall’aggiornamento del dossier del 2013 realizzato alla Camera in cui sono comparate le provvidenze economiche dei parlamentari e le condizioni dei collaboratori a livello europeo. Un dettaglio non di poco conto, se si considera, come spiega ancora De Falco, che “l’Italia è l’unico Paese a non avere una voce di spesa dedicata ai collaboratori”.
Sia senatori che deputati, infatti, godono di un “rimborso per l’esercizio del mandato” (3.690 euro mensili alla Camera, circa 4mila al Senato) che, peraltro, solo per metà dev’essere rendicontato, col rischio potenziale che la parte non soggetta a rendicontazione venga intascata dagli onorevoli senza colpo ferire. In questo modo, dunque, non solo la voce per assumere collaboratori “è equiparata a quella per le spese delle stampanti” ma, soprattutto, “permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici”, in particolare partite Iva e collaborazioni a progetto, “nonostante il rapporto di lavoro abbia, molto spesso, le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato”.
Ed è per questa ragione che Fico – e siamo al secondo impegno – ha dato la sua parola che a breve verranno pubblicati i dati su quali siano i contratti in essere, divisi per tipologia contrattuale e valore medio. Impegni importanti che lasciano intendere come per Fico la questione non sia secondaria. A differenza di quanto stia avvenendo al Senato dove “nonostante siano state chieste le stesse cose, non c’è stata interlocuzione proficua”. In altre parole, la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati non ha mai incontrato i collaboratori parlamentari.
ROAD-MAP. Ora, ovviamente, c’è da affrontare di petto la questione. E Fico ha dato garanzie che già a settembre ci saranno novità. Perché, a quanto risulta a La Notizia, una bozza già sarebbe pronta. “Così come ho portato a casa il taglio dei vitalizi – avrebbe detto Fico ai collaboratori parlamentari – anche su quest’altro tema mi sono impegnato con voi. E lavorerò per trovare una soluzione”. Esplicite le richieste di Aicp: una voce di spesa dedicata ai collaboratori e la regolamentazione tramite contratto quadro. Esattamente come avviene nel resto d’Europa. Ora bisognerà vedere se il presidente Fico riuscirà a trovare una maggioranza all’interno dell’Ufficio di presidenza. Cosa che, a quanto pare, non è poi così scontata.