Il Washington Post ha pubblicato un’indiscrezione secondo cui la Casa Bianca intende legare i finanziamenti all’Ucraina a quelli per Israele. Tomaso Montanari, rettore dell’Università per gli stranieri di Siena, secondo lei è la prova indiretta che per gli americani i due eventi sono legati?
“Onestamente non credo. Da un punto di vista procedurale, specie per un’amministrazione in grande difficoltà come quella di Biden e con Trump all’orizzonte, è semplicemente un tipico trucchetto parlamentare per costringere tutti, anche chi si oppone agli aiuti all’Ucraina, ad accettarli perché inseriti in un pacchetto più ampio. Poi forse c’è anche un discorso di identità culturale nel senso che Ucraina e Israele sono frontiere dell’occidente anche se a mio avviso questo è un concetto aberrante”.
Dopo gli spregevoli attentati in Israele, il governo Nethanyahu ha detto che tratterà i terroristi come “animali umani”. Come si può arrestare questa spirale di odio?
“Questa è una situazione orribile, una delle cose peggiori a cui ho assistito nel corso della mia vita. Personalmente penso che dobbiamo iniziare a distinguere i popoli dai governi perché, a mio avviso, il popolo palestinese è ostaggio di Hamas mentre quello israeliano lo è di Netanyahu. È una dinamica terribile ma bisogna prenderne atto. Le persone più colpite e devastate sono quelle che in entrambi i popoli desideravano una pace che ormai appare del tutto impossibile e ora si trovano a fare la conta dei morti”.
Ma siamo davanti a una guerra tra due Stati oppure ad atti di terrorismo a cui sta facendo seguito la risposta di uno Stato?
“In queste ore i giuristi si chiedono se considerare Hamas come un governo legittimo e quindi ricondurre le sue azioni, come la risposta israeliana, a veri e propri crimini di guerra, oppure se considerarla come un’organizzazione terroristica e quindi simmetricamente Israele starebbe rispondendo con terrorismo di Stato. In ogni caso sono due alternative terrificanti. Quello che resta è che in nessun caso si può autorizzare o tollerare qualcuno che inizia a falciare dei ragazzi durante un rave party con la mitragliatrice”.
Intanto in Italia torna il fenomeno delle tifoserie da stadio tra chi parteggia per Israele e chi per la Palestina…
“Le faccio presente che fino ad oggi in larga parte della nostra popolazione c’era una comprensibile simpatia per la causa palestinese perché non c’è dubbio che Israele pratichi un’apartheid di Stato mostruosa ma quello che ha fatto Hamas ha cambiato tutto perché, con l’attacco di sabato scorso, hanno fatto qualcosa che va al di là di ogni accettabilità e che riporta alla mente quanto fatto dai nazisti. Parliamo, inutile girarci attorno, di un tentato genocidio che poi è esattamente quello che minaccia di fare Israele in risposta. Alla luce di tutto ciò non capisco come si possa parteggiare per una parte o per l’altra. Sono due mostruosità che si fronteggiano e che costituiscono la negazione della nostra umanità e della civiltà giuridica. Glielo dico molto onestamente a me fa paura la bandiera di Israele proiettata su Palazzo Chigi così come fa paura l’antisemitismo dilagante. Ho sentito molti amici israeliani che mi hanno detto che secondo loro la colpa è di Netanyahu e ho sentito amici palestinesi che mi hanno detto che ‘Hamas ci ha ucciso definitivamente’. Come si può parteggiare per quei governi che hanno tradito questi popoli? Di fronte all’estrema violenza di questa nuova, ennesima fiammata di un conflitto infinito, mi fa paura la cecità di chi risponde con eguale violenza, seppure verbale. Personalmente mi schiero con i morti, con i feriti, con le famiglie israeliane che hanno un figlio preso in ostaggio, con le famiglie palestinesi che aspettano la rappresaglia che le cancellerà. Con chi non ha mai deciso nulla, e ora perde tutto. Insomma a mio avviso l’unica cosa con cui schierarsi è con ciò che di umano resta dell’uomo”.
Teme un’escalation del conflitto mediorientale?
“Il Papa parla da anni di una guerra mondiale a pezzi e purtroppo ha ragione perché questo è un altro pezzo di questo conflitto globale perché da una parte c’è l’Iran e forse la Russia, dall’altra gli Stati Uniti. Il testo che si dovrebbe leggere per capire quanto sta accadendo è ‘Lettere contro la guerra’ di Tiziano Terzani. Dobbiamo superare la dinamica del ‘noi contro loro’ che è proprio il modo più sbagliato di leggere quello che sta accadendo. Se non si capisce questo, siamo condannati a devastare tutto il mondo”.
Davanti a questa polarizzazione, i pochi che parlano di pace vengono bollati come eretici. Lei cosa ne pensa?
“Sempre nelle ‘Lettere contro la guerra’ Terzani diceva che ‘in tempo di guerra non deve essere un crimine parlare di pace’. Io oggi ho aperto l’assemblea universitaria che era su tutt’altri temi dicendo molto chiaramente che non metteremo né la bandiera israeliana né quella palestinese, terremo quella della pace. Questo non vuol dire che siamo degli hippy o che vogliamo fare gli alternativi ma ribadire che questa è l’unica missione delle persone di buona volontà che sono quelli che in maniera onesta, forse anche testarda, provano a costruire un mondo umano. Del resto arrivati a questo punto non è neanche una questione storica o filosofica perché alla fine siamo arrivati a una soglia oltre la quale c’è solo la distruzione. Per questo credo che il mondo si divida in due persone ossia chi ha cuore l’umanità, quindi la pace, e chi pensa che ci dobbiamo auto distruggere in nome di un principio di nazione e di appartenenza. Non vorrei fare retorica ma tutto si riduce a una scelta tra la vita e la morte”.
Secondo lei se si fosse risolta la guerra in Ucraina attraverso la diplomazia saremmo comunque arrivati a questo punto?
“Questo non saprei dirglielo, me lo chiedo anch’io ma non ho risposte. Bisognerebbe chiederlo agli analisti. Io mi limito a constatare che il mondo è piccolo e gli attori statali sono sempre gli stessi”.