La senatrice dem Monica Cirinnà chiede i soldi trovati nella cuccia del cane ma il giudice ha respinto l’istanza sulla restituzione dei 24 mila euro.
Monica Cirinnà reclama i soldi trovati nella cuccia del cane
Una delle notizie che hanno destato maggiore scalpore durante l’estate 2021 è stata quella che ha riguardato il ritrovamento di 24 mila euro nella cuccia del cane in una villa a Capalbio di proprietà del sindaco di Fiumicino Esterino Montino e della senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà. In merito alla vicenda, divenuta protagonista di innumerevoli meme sul web, il pm aveva chiesto l’archiviazione del caso non ravvisando alcun reato a carico dei due coniugi che gravitano nell’area politica del PD. Nella giornata di venerdì 5 agosto, tuttavia, secondo quanto rivelato da Il Messaggero, è stato reso noto uno sviluppo inaspettato. La senatrice Monica Cirinnà, infatti, ha improvvisamente reclamato le 48 banconote da 500 euro che erano state rinvenute e sequestrate presso la sua proprietà.
La senatrice dem si è rivolta all’avvocato Giovanni Gori che ha presentato istanza al Gip al fine di “disporre la restituzione” della somma in suo favore, opponendosi alla confisca chiesta dal pm.
Il giudice le nega i 24 mila euro: “La richiesta non può essere accolta”
Nell’istanza presentata da Monica Cirinnà per rientrare in possesso dei soldi trovati nella cuccia del cane, si legge: “Ai sensi dell’articolo 932 del codice civile il ‘tesoro’, inteso come qualunque cosa mobile di pregio di cui nessuno può provare d’essere proprietario, appartiene al proprietario del fondo in cui si trova”.
La richiesta è stata presentata lo scorso 6 giugno. In questa circostanza, è stato precisato che la senatrice aveva intenzione di devolvere i 24 mila euro trovati all’associazione antiviolenza “Olymbia De Gouges”.
L’istanza, tuttavia, è stata respinta dal giudice delle indagini preliminari di Grosseto che ha asserito che “la richiesta di restituzione della Cirinnà non può essere accolta, poiché opera in questo caso la disciplina delle cose ritrovate”. Riferendosi al provvedimento dello scorso 20 giugno, il giudice ha affermato che, anche nel caso i cui fosse stato ritrovato un tesoro, “esso spetta solo per metà al proprietario del fondo e per metà al ritrovatore: in questo caso, a Fabio Montino e all’operaio Fabio Rosati, per la quota di un quarto ciascuno”.
Le 48 banconote da 500 euro, quindi, restano sotto sequestro.