Una delle poche cose su cui c’è oggi unanimità di vedute è che il mondo dopo la pandemia non sarà più quello di prima. Il rimescolamento di fattori di produzione e di strumenti di produzione; di comportamenti e di modi di pensare è tale e tanto che è davvero difficile ipotizzare ora quello che sarà nel prossimo futuro. Tuttavia se si vuole cercare una chiave per capire dove stiamo andando, ancora una volta va osservata la dinamica degli eventi nel digitale che è la vera punta di diamante della modernità.
Come si legge nel bel saggio di Carlo Alberto Carnevale Maffè sul n. 92 di Aspenia “dopo la pandemia il digitale non è più terra promessa della tecnologia ma vera e propria necessità economica e sociale, indispensabile per recuperare produttività e solidarietà perdute. L’innovazione tecnologica, dopo lo shock economico della pandemia, si trasforma in un’indispensabile, quasi ovvia modalità di riscatto, pena la recessione, la decadenza, la povertà”.
Così anche il ruolo e l’essenza stessa delle grandi imprese hi-tech – le mitiche Over The Top– è divenuto piuttosto diverso da quello che si è pensato sinora. Google, Amazon, Facebook, Twitter, Apple, Microsoft sono state considerate le grandi dominanti della Rete, quelle “sopra a tutto” (over the top, appunto) che hanno fissato a loro piacimento gli standard che hanno plasmato Internet come ora lo conosciamo. Anche su queste pagine se ne è più volte sottolineato il ruolo pseudo-monopolistico e da “grande fratello” ed è ben difficile negare che sia (o sia stato) del tutto vero.
Così come è difficile negare l’imbarbarimento culturale e informativo portato in questi anni dai Social; tutti siamo diventati più superficiali, meno capaci di concentrarci e di distinguere una informazione importante da una irrilevante o addirittura falsa (le cosiddette fake news), il nostro orizzonte informativo si è sempre più limitato ad una veloce occhiata allo smartphone, a 140 caratterini sul social e quando proprio c’era voglia di approfondire o di lasciare un segno, a farsi un selfie. Quindi è stata giusta, giustissima la battaglia contro gli eccessi della Rete (la Rete che crea assuefazione come le droghe, lo ebbe a dire anche il Santo Padre); la guerra alle fake news che inquinano tutto anche le radici della democrazia; la necessità di creare nuove norme Antitrust contro i Giganti del Web.
Ma poi è arrivata la pandemia, le morti, i lockdown, la recessione mondiale e tutto questo ha modificato, esaltandolo, il ruolo delle grandi High Tech. Ce li ha fatti scoprire come strumenti fondamentali per garantire la continuità dei servizi essenziali, dalla scuola alla pubblica amministrazione, un ausilio indispensabile per gli Stati (e, spesso, molto più efficienti degli Stati); così come sono stati efficientissimi veicoli di commercio e distribuzione di ogni genere di mercanzia anche di quelle più essenziali, come il cibo o le medicine.
Ma c’è di più, hanno reso possibile il miracolo delle innovazioni scientifiche come quella del vaccino a mRNA con i loro algoritmi di intelligenza artificiale. Insomma dopo la pandemia le Over The Top si avviano ad essere un’altra cosa e con loro si avvia ad essere un’altra cosa la Rete e quindi la modernità. Restano naturalmente tanti e gravi problemi ma che devono essere trattati con grande discernimento perché, ad esempio, quello che prima del Covid poteva essere un problema di legislazione antitrust ora è anche, e forse soprattutto, un problema di scelta di modelli di vita. E cambia tutto.