Vedere viene da “dis” più “videre”, cioè “vedere separato”, e indica il nostro metodo di conoscenza più immediato, quello dei punti di vista, i quali hanno un pregio enorme: sono tutti legittimi, nel senso che davvero abbiamo tutti ragione. Ma hanno anche un difetto inaccettabile: hanno ucciso la verità.
Per la rubrica “Momento Sabbatico” oggi Virginia Saba intervista lo scrittore e conduttore televisivo Massimiliano Ossini
Dunque, esiste la verità? C’è chi dice no ed è forse uno degli aspetti più tristi della nostra epoca. A meno che in questa seconda puntata di Momento Sabbatico non proviamo ancora a difenderla percorrendo una via magica, o meglio, il senso di una parola: contemplare. Deriva da “cum” (con significato strumentale) e “templum”.
Il templum era in origine quello spazio di cielo delimitato (“templum” viene a sua volta dal greco “temno” = tagliare) attraverso cui (“cum”) il sacerdote, osservando il volo degli uccelli, prediceva il futuro. Possiamo quindi dire che “contemplare” significa entrare in quello spazio sacro in cui il divino si manifesta.
E quand’è che ci ritroviamo a “contemplare” mettendo a tacere tutti i nostri giudizi e pregiudizi, calcoli di comodo, concetti sballati da nostre valutazioni personali, insomma, punti di vista? Davanti alla natura, perché lei come l’arte e forse ancor di più, lascia le nostre bocche aperte di meraviglia e il cervello immobile.
E sì, ci fa scorgere tutta la verità. Massimiliano Ossini, scrittore e volto televisivo oggi per Uno Mattina Estate, da più di 20 anni attraverso le sue trasmissioni come Linea Bianca, Kalipè, Linea Verde, Notti sul ghiaccio, e tante altre, ci ha raccontato esattamente cosa succede quando ci ritroviamo immersi tra cielo e terra.
La prima scoperta è molto tenera ed è rappresentata a Palazzo Vecchio, a Firenze. Ed è la lezione di Cosimo de’ Medici diventato Duca a soli 17 anni. “Una tartaruga con una vela sul guscio, simbolo di una parola che ormai è diventata la mia filosofia: kalipè, ovvero “passo corto e lento”.
Devi essere lento e tranquillo come una tartaruga, veloce e potente come una vela gonfiata dal vento. La montagna insegna questo. Va esplorata così, e così meriterebbe la nostra vita che invece spesso viene divorata velocemente senza capirne il senso”.
Ecco che la Natura insegna la vita. Per rispettarla potremmo fare nostra la riflessione dell’antropologo Viveiros de Castro che in “Prospettivismo cosmologico in Amazzonia e altrove” racconta di come alcune popolazioni indigene vivano senza considerare le piante, i fiumi, i sassi “altro da sé” ma parte di sé.
E qui torniamo alla contemplazione, o meglio compassione, cioè essere se stessi ma anche altro da sé. Una vera impresa ma l’essenza dell’esistere (ex-sistere, uscire fuori da sé). “Stare nella Natura attiva un meccanismo che permette di riaccendere tutti i nostri sensi e ci insegna ad ascoltare, anche solo il silenzio.
Nel silenzio e nell’immensità avvengono le cose più straordinarie. Nel ghiacciaio dell’Adamello ho fatto la più importante seduta psicologica della mia vita. Ho dormito in tenda sul ghiaccio che si muoveva, in piena notte, e in quello stato di emozione e meraviglia ho buttato giù ogni muro difensivo, come fosse una purificazione, e ho ricominciato da allora ad emozionarmi, a commuovermi per la bellezza, per le cose semplici”.
Il miracolo è proprio quando il nostro essere ritorna a coincidere con l’anima, con la nostra parte più pura. Quando torni bambino. “E allora succedono cose straordinarie. Senti il profumo della neve. Il profumo che non c’è. Ma che invece è forte e intenso”.
Ora, Ossini, a parte preferire al feroce e superficiale mercato degli ascolti la diffusione in tv di un’etica di vita che parli di rispetto dell’ambiente, di testimonianze positive, di riappropriazione del proprio sé, tempesta i sentieri delle montagne di piccole cassette di legno con dentro preziosi tesori: “I libri.
Abbiamo sperimentato soprattutto con i ragazzi che studiare e leggere in mezzo alla natura ha un impatto molto più forte. Regala gioia e l’obbligo si trasforma in esperienza indimenticabile. Uno dei miei preferiti è “Vietato lamentarsi” di Salvo Noè che offre ragionamenti per risolvere ogni lamentela. Ci si lamenta spesso delle difficoltà della vita. Perché aspettiamo sempre che i nostri disagi li risolvano gli altri”.
E per un attimo torna alla mente la storia delle più grandi soprano del mondo, Montserrat Caballè, nata da famiglia poverissima e senza neppure le scarpe per andare a scuola. Eppure dai dolori e dalle difficoltà, con passo corto e lento, si può arrivare sulle vette più alte. “Kalipè”, ripete Ossini.
Il suo segreto di felicità che rallenta. Quello che permette di conoscere non per punti di vista ma per contemplazione:. “Se applicassimo questo metodo che la natura ci insegna anche davanti ai fatti e alle persone, forse, saremmo tutti più felici”. E allora forse sì, riusciremmo a percepire anche una briciola di verità. E di bellezza. Perché in fondo, sì, sono la stessa identica cosa.
La precedente puntata di Momento Sabbatico: La vocazione di Sabino Cassese