Molestie sul lavoro: il patriarcato in cifre che l’Italia finge di non vedere

L'indagine Istat svela la realtà: 1,8 milioni di donne vittime di molestie sul lavoro, giovani e laureate più a rischio. Solo il 2,3% denuncia

Molestie sul lavoro: il patriarcato in cifre che l’Italia finge di non vedere

Ci risiamo. L’Istat ci consegna l’ennesimo rapporto che grida vendetta ma che rischia di rimanere lettera morta nell’indifferenza generale. Il 13,5% delle donne italiane tra i 15 e i 70 anni ha subito molestie sessuali sul lavoro. Un esercito di oltre 1,8 milioni di vittime silenziose, schiacciate tra la paura di perdere il posto e la vergogna di denunciare.

Ma attenzione: non stiamo parlando solo di pacche sul sedere o battutine volgari. Il ventaglio è ampio e va dagli sguardi lascivi alle proposte indecenti, fino ad arrivare a veri e propri abusi fisici. Un calvario quotidiano che colpisce soprattutto le più giovani: il 21,2% delle lavoratrici tra i 15 e i 24 anni ha già vissuto sulla propria pelle questa forma di violenza.

E gli uomini? Anche loro non sono immuni, ma i numeri parlano chiaro: solo il 2,4% ha subito molestie sul lavoro. Una disparità che riflette il tanto temuto “patriarcato”, dove il potere – quasi sempre maschile – viene usato come arma di ricatto e sopraffazione.

L’istruzione? Un’arma a doppio taglio per le donne

Ma c’è di più. L’istruzione, che dovrebbe essere uno scudo, diventa paradossalmente un fattore di rischio: il 14,8% delle donne laureate ha subito molestie, contro il 12,3% di quelle con titolo di studio inferiore. Come dire: più sali, più ti esponi al pericolo. E la geografia? Il Nord-Ovest e il Centro guidano questa triste classifica, con punte del 20,3% in Piemonte. Un dato che fa a pugni con la retorica del Sud arretrato e maschilista.

Il silenzio assordante delle vittime

Ma il dato più agghiacciante è un altro: solo il 2,3% delle vittime denuncia alle forze dell’ordine. Un muro di omertà e paura che protegge i molestatori e perpetua il ciclo della violenza. L’indagine Istat ci regala altri dettagli cda brividi. Nell’81% dei casi, le donne subiscono molestie da parte di uomini.

E chi sono questi maschi alfa del terzo millennio? Per lo più colleghi (37,3%) o clienti, pazienti, studenti (26,2%). Insomma, gente comune, non mostri nascosti nell’ombra. E non crediate che si tratti di episodi isolati. L’80% delle donne ha subito molestie più volte negli ultimi 12 mesi. Un incubo ricorrente, una ferita che si riapre ogni giorno varcando la soglia dell’ufficio.

Ma forse il dato più inquietante è quello che non c’è. Quel 24,8% di donne che non ne ha parlato con nessuno. Un silenzio assordante, fatto di vergogna, paura, rassegnazione. Un silenzio che grida più forte di qualsiasi statistica. Anche gli uomini preferiscono tacere nel 28,7% dei casi.

Ma c’è una differenza sostanziale: quando decidono di parlare, gli uomini si rivolgono più facilmente alle autorità. Il 26,7% degli uomini che ha subito molestie gravi ha contattato le forze dell’ordine o altre istituzioni, contro appena il 6,3% delle donne.

L’indagine Istat ci offre anche uno spaccato temporale. Negli ultimi tre anni, il 4,2% delle donne e l’1% degli uomini ha subito molestie sul lavoro. Numeri in calo rispetto al dato lifetime, ma che non lasciano spazio all’ottimismo. Perché dietro ogni percentuale c’è una persona, una dignità calpestata, un diritto negato.

E non dimentichiamo i ricatti sessuali, quella zona grigia dove il confine tra molestia e abuso si fa sottile. Sono 298mila le donne che hanno subito ricatti per ottenere un lavoro o un avanzamento di carriera. Un numero che fa rabbrividire e che ci racconta di un mondo del lavoro dove il merito è troppo spesso sacrificato sull’altare del più bieco machismo.

I numeri ci raccontano di un’Italia dove la parità di genere sul lavoro resta un miraggio. Un’Italia dove troppo spesso le donne sono costrette a scegliere tra la propria dignità e la propria carriera. Un’Italia che ha bisogno urgente di una rivoluzione culturale, prima ancora che legislativa. Con buona pace di quelli che “il patriarcato non esiste”.