Davide Casaleggio, figlio dello scomparso fondatore del M5S Gianroberto, ha provato a gettare acqua sul fuoco. Ritardi nella pubblicazione delle regole per la scelta del candidato premier del Movimento? “Nessun ritardo”, ha assicurato ieri al Corriere il presidente della Casaleggio Associati e dell’associazione Rousseau, la piattaforma web degli iscritti recentemente hackerata messa online proprio il giorno dopo la morte del padre (12 aprile 2016): “Si sta procedendo nei tempi giusti”. Mica tanto. Il nome di colui o colei che, in caso di vittoria alle Politiche del 2018, dovrà formare ma soprattutto guidare il primo Governo 5 Stelle della storia, verrà annunciato il 24 settembre a chiusura della kermesse pentastellata di Rimini. Se la matematica non è un’opinione, a quella data mancano 16 giorni.
I competitor – Il problema? Ad oggi non si conosco né le regole né tantomeno i candidati. Ovvio, il nome in pole position è quello del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio. Ma anche per zittire critici e detrattori, che parlano di voto “pilotato”, la scelta sarà affidata – come da tradizione – agli iscritti. I quali però, ad oggi, non sanno che pesci prendere. Non è chiaro, per esempio, se le candidature saranno spontanee o pre-selezionate. O se la votazione sarà a uno o due turni. Da quanto trapelato in questi giorni, la seconda ipotesi sembra al momento la più accreditata. Ma siamo, appunto, nel campo delle probabilità. A decidere sarà il garante del M5S, Beppe Grillo. Nonostante i big provino a minimizzare, in linea con la posizione dell’erede del fondatore, dentro al Movimento la fibrillazione è palpabile. Anche perché più i giorni passano e più quelli che ambiscono a partecipare alla gara, anche solo per accrescere le proprie possibilità di rielezione, vedono ridursi qualsiasi chance in favore del leader in pectore. “Chi verrà scelto, verrà scelto per il lavoro svolto in questi anni, non per queste due settimane”, ha chiarito sempre ieri Casaleggio jr. Oltre a Di Maio, i nomi che circolano sono quelli dei soliti noti. “Ma non si escludono sorprese”, rivela una fonte. Eccezion fatta per Roberta Lombardi, in lizza per la corsa alla Regione Lazio, ci sono Alessandro Di Battista (che potrebbe comunque sfilarsi) Paola Taverna, Barbara Lezzi, Nicola Morra. E Roberto Fico.
Le insidie – Fra tutti, il presidente della commissione di Vigilanza Rai è quello che potrebbe creare maggiori grattacapi a Di Maio, viste pure le ultime frizioni sul caso degli sgomberi di via Curtatone a Roma. Fico rappresenta l’ala “ortodossa” del M5S, quella che non sempre ha gradito la sovraesposizione mediatica del vicepresidente della Camera. Il rischio, o forse sarebbe meglio dire la paura di chi sostiene Di Maio, è quella di una sua investitura “dimezzata”. Per dire: in Sicilia Giancarlo Cancelleri, il candidato di “Luigi” e dei vertici, è stato scelto da poco più della metà dei 4.350 attivisti che hanno votato (51,1%). Bene ma non benissimo.
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