Il ritardo accumulato è stato impressionante, come già denunciato in tempi non sospetti da La Notizia. Finalmente, però, dopo quattro mesi è arrivato il decreto di rifinanziamento delle missioni militari all’estero per l’anno 2016, approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 29 aprile. La spesa complessiva, come preannunciato dal ministro della Difesa Roberta Pinotti e secondo quanto riferito dal Fatto Quotidiano, è in linea con quella dell’anno scorso: un miliardo e 272 milioni (l’anno scorso era stato un miliardo e 255 milioni), ma il decreto presenta alcune sorprese.
Partiamo dalla Libia. Com’era prevedibile nel decreto non si fa cenno alla missione segreta delle forze speciali italiane decisa da Renzi il 10 febbraio, ma in compenso è stato quasi quadruplicato lo stanziamento per la forza navale italiana già schierata davanti alle coste: dai 24 milioni del 2015 si passa a oltre 90 milioni di euro. Da notare anche un aumento dei fondi, da 60 a 70 milioni, per la missione navale europea anti-scafisti EunavorMed/Sophia, che impegna la portaerei Cavour, un sommergibile, elicotteri, droni e 620 uomini.
Dal decreto emerge anche un nuovo impegno militare italiano in ambito Nato, questa volta in funzione anti-russa. Alla partecipazione della nostra aeronautica al pattugliamento dei cieli della Lituania (circa un milione di euro per il 2016), si aggiunge infatti un sostanzioso contributo (7 milioni) per la partecipazione alla missione Nato “Active Fence” in Turchia, che ha lo scopo di proteggere lo spazio aereo turco da intrusioni aeree siriane, ma soprattutto russe.
Confermato l’impegno finanziario per la missione in Afghanistan (180 milioni, solo 5 milioni meno dell’anno scorso). Il costo, peraltro, supera ampiamente i 300 milioni se si contano anche i costi delle strutture italiane di comando nel Golfo (19 milioni di euro), l’oneroso finanziamento italiano all’esercito afgano deciso dal governo Monti (120 milioni di euro l’anno, fino al 2017) e le spese logistiche di trasporto (buona parte dei 76 milioni di euro stanziati dal decreto per tutte le missioni).
Per quanto riguarda, ancora, tutte le altre missioni, spuntano le solite: dal Libano (155 milioni, 1100 uomini), al Kosovo Kosovo (80 milioni, 550 uomini), da quella anti-pirateria nell’Oceano Indiano (28 milioni con un una nave e 180 uomini), fino a Somalia (25 milioni con 110 uomini), Albania (5,8 milioni con 48 uomini), Palestina (3 milioni con 45 uomini), Mali (3 milioni con 30 uomini). Duole registrare infine che, a fronte della costanza degli stanziamenti militari, il decreto taglia i fondi alla cooperazione internazionale: nel 2015 erano stati stanziati 106,5 milioni, quest’anno solo 90 milioni.