Missili Usa in Germania, rischio escalation tra la Nato e l’asse Russia-Cina

Il Cremlino: vogliono sopprimerci, ma la risposta sarà dura. Pechino invita l’Alleanza a non incitare allo scontro.

Missili Usa in Germania, rischio escalation tra la Nato e l’asse Russia-Cina

La sfida della Nato a Mosca con l’annunciato – “irreversibile” – ingresso dell’Ucraina, sebbene manchi ancora una data, nell’Alleanza atlantica aveva già provocato la reazione del Cremlino. “L’Alleanza vede la Russia come suo nemico e avversario e partecipa al conflitto in Ucraina, lottando per l’Ucraina”, aveva dichiarato il suo portavoce Dmitri Peskov, commentando a caldo la notizia. Poi le altre decisioni sullo scudo anti-Putin che hanno deciso di mettere assieme gli alleati riuniti a Washington, con la pioggia di armi e soldi – oltre 40 miliardi – a Kiev hanno finito per provocare una reazione durissima della Russia.

Mosca alla Nato: la nostra risposta sarà dura

Peskov annuncia ritorsioni. La dichiarazione finale del vertice americano rappresenta “una seria minaccia per la sicurezza della Federazione Russa” e per questo in risposta – dice – saranno “necessarie misure ponderate, coordinate ed efficaci per contenere la Nato”.

Il Cremlino non ha digerito che gli alleati della Nato abbiano concordato sul termine “irreversibile” per definire il percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’alleanza e ha inoltre accusato la Nato di spostare “progressivamente” proprie “infrastrutture militari” verso i confini russi.

“Se semplifichiamo un po’ la formulazione della decisione della Nato secondo cui l’Ucraina diventerà definitivamente membro dell’alleanza nel tempo, allora è ovvio che l’alleanza sta perseguendo uno dei suoi obiettivi principali: la soppressione della Russia”, ha detto Peskov.

“E vediamo che l’infrastruttura militare della Nato si sta costantemente, progressivamente spostando verso i nostri confini”. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, va oltre. Mosca, ha detto, deve impegnarsi per far “scomparire” l’Ucraina e la Nato. Nato che non ha scatenato solo l’ira di Mosca ma anche quella di Pechino.

Gli alleati provocano anche Pechino

Nella dichiarazione generale è stato esplicitato l’ennesimo monito alla Cina ad interrompere il suo sostegno a Mosca. Pechino, in quanto membro del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, “deve smettere qualsiasi forma di sostegno politico e materiale” al Cremlino, si legge nella bozza nella quale si sottolinea che il Dragone “costituisce un pericolo per l’Europa e la sicurezza”.

La Cina replica esortando la Nato a smettere di “incitare allo scontro”. “La Nato dovrebbe smettere di esaltare la cosiddetta minaccia cinese, smettere di incitare allo scontro e alla rivalità e contribuire maggiormente alla pace e alla stabilità nel mondo”, afferma in una nota un portavoce della missione cinese presso l’Unione europea.

Che chiede poi alla Nato di “abbandonare la mentalità della guerra fredda”. Di guerra fredda parla anche il Cremlino per la decisione di piazzare missili Usa in Germania. La Cina – ha dichiarato il portavoce – “non è responsabile della crisi in Ucraina e ha ribadito il suo impegno a promuovere il dialogo e a cercare una soluzione politica, posizione che ha ricevuto il sostegno della comunità internazionale”.

I donatori dem congelano i fondi per la campagna elettorale di Biden

Sull’ultima giornata del vertice dell’Alleanza Transatlantica, considerato anche per il presidente americano un banco di prova cruciale, arriva però la notizia che gran parte dei donatori dem, da Wall Street a Hollywood, ha congelato i finanziamenti per la campagna elettorale di Joe Biden per il suo rifiuto di lasciare la corsa dopo le preoccupazioni per la sua età e le sue condizioni psico-fisiche.

I grandi contributori del partito temono di sborsare denaro per una sfida “perdente”. A riportarlo alcuni media, tra cui il Financial Times e la Cnn. Mentre da un sondaggio di ABC-Ipsos-Washington Post emerge che per il 67% degli americani il presidente dovrebbe ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca e più dell’85% lo reputa troppo anziano per un secondo mandato.