La cosiddetta sindrome da alienazione parentale (Pas) in base alla quale in passato dei minori sono stati sottratti alla madre durante i processi di separazione e divorzio, non avrà più cittadinanza nei tribunali italiani: è questa una delle novità più rilevanti contenuta nella riforma del processo civile. Ad escludere questa contestata prassi dai futuri processi è stato un emendamento presentato dalle senatrici della Commissione d’inchiesta sul femminicidio, presieduta dalla dem Valeria Valente.
Come spiega la senatrice 5S Cinzia Leone (nella foto), vice presidente della Commissione: “Dal pacchetto di modifiche presentate e approvate arriva una vera innovazione qualitativa nell’attenzione ai minori e nel riconoscimento della violenza di genere nel processo civile. Adesso – spiega l’esponente pentastellata – assume maggiore centralità l’ascolto diretto del minore da parte del giudice. Inoltre, il magistrato accerterà con urgenza le cause del rifiuto verso un genitore, considerando eventuali episodi di violenza nella determinazione dell’affidamento dei figli e degli incontri con i figli”.
La senatrice si sofferma poi sulla convenzione di Istanbul, che se non viene attuata in molte sue parti nei tribunali italiani per quanto attiene alla materia civile, rischia di “rimanere resta lettera morta se non viene recepita da leggi dello Stato che la rendano operativa” e pertanto le novità introdotte “rappresentano un passo in avanti verso la civiltà del diritto”.
“Una donna subisce violenza per anni – ha detto la dem Valente – e a un certo punto, anche per tutelare i figli, decide di porre fine civilmente a quella relazione. L’uomo si sente attaccato e reagisce con lo strumento più forte, l’uso dei figli. Quando il figlio rifiuta di vedere il padre, questo su suggerimento dell’avvocato accusa la madre di alienazione parentale, e alla donna vengono sottratti i figli, che lei voleva tutelare dalla violenza”.