Tre giugno 2017. Una data che per tanti non vuol dir nulla. Cosa diversa se, invece, parliamo con gli amanti del calcio, specie se juventini. A Cardiff, infatti, il 3 giugno scorso si è disputata la finale di Champions League tra il Real Madrid e la Juventus, appunto. Una partita che, purtroppo per i bianconeri, ha visto la Vecchia Signora soccombere con i blancos, per un roboante 4-1. C’è, però, un particolare sfuggito fino ad ora ai radar di stampa, politica e opinione pubblica: tra i tanti tifosi, ad assistere a quella partita c’era anche il nostro ministro dell’Interno Marco Minniti. Nulla di strano, per carità, se non fosse che il titolare del Viminale ha raggiunto Cardiff, partendo da Reggio Calabria (il 3 giugno era un sabato e il ministro era legittimamente a casa), con un volo di Stato. Esattamente: un aereo blu ha accompagnato il ministro in Galles, per assistere alla finale di Champions League.
Ragion di Stato – Il documento da cui emerge il volo, peraltro, è pubblico. Basta scartabellare tra le tante tratte dei ministeri registrate dall’Ufficio “per i voli di Stato, di Governo e umanitari” che fa capo direttamente a Palazzo Chigi, per scoprire che Minniti si è recato a Cardiff lo scorso 3 giugno con volo di Stato “istituzionale”. Ovviamente La Notizia ha chiesto conto al Viminale di tale traserta. Poche righe, ma molto chiare: “si conferma – ci dicono dall’ufficio stampa – che il 3 giugno scorso il ministro dell’Interno, Marco Minniti, è stato formalmente delegato in qualità di rappresentante del Governo, a partecipare alla manifestazione internazionale a Cardiff”. In altre parole, è consuetudine che ad eventi internazionali sia presente un membro di Governo e, in quell’occasione, Palazzo Chigi ha pensato bene di inviare il ministro Minniti (che, per inciso, nemmeno è bianconero, tenendo per l’Inter). Insomma, l’usus vuole che ci sia un rappresentante istituzionale, anche in occasione di eventi sportivi. D’altronde capitò la stessa identica cosa anche con Matteo Renzi che, ai tempi della sua permanenza a Palazzo Chigi, in prima persona si recò nel 2015 a New York per assistere alla finale degli Us Open tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci. In quell’occasione bordate di critiche ricoprirono l’allora premier che, dinanzi a chi gridava legittimamente allo scandalo, rispose appunto che la ragion di Stato obbligava ad esser presenti. Con buona pace delle casse dello Stato. Tutto lecito, dunque. Ci si chiede, però, se non sia il caso – alla peggio – di inviare un altro ministro, magari quello dello Sport (Luca Lotti), senza dubbio più indicato rispetto al titolare del Viminale che, rispetto alla partita di Champions, aveva senza ombra di dubbio impegni ben più gravosi.
Tutti gli altri – Probabilmente però non c’è nemmeno così tanto da sorprendersi. Se si considerano soltanto i mesi estivi, i voli collezionati dai nostri ministri sono stati 84. Se andiamo a fare il conto delle singole tratte percorse anche nello stesso giorno, ecco che saliamo a 161 voli. Non solo: se allarghiamo il conto a tutto il 2017, abbiamo 211 voli (scorporando anche qui le singole tratte e dunque anche le andate dai ritorni, saliamo a 372 voli). Record-man assoluto in questa speciale classifica, il ministro Angelino Alfano che, spesso e volentieri, ricorre all’aereo blu per tornare nella sua Sicilia (come ricostruito da Il Giornale solo pochi giorni fa, soprattutto in questo periodo di avvicinamento al voto regionale in Sicilia). Ovviamente – è bene precisarlo – tra le tante trasferte molte hanno ragioni politiche e istituzionali ben precise e concrete. La legge che regolamenta l’utilizzo dei voli di Stato, però, è molto chiara: fatta eccezione per presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidenti di Camera e Senato e presidente della Corte Costituzionale, le altre autorità, ministri in primis, dovrebbero optare per i più economici voli di linea (treni compresi). A meno che, dice ancora la legge, non dimostrino a Palazzo Chigi che in quel determinato giorno, e in quella determinata ora, non era possibile trovare un volo di linea. Cosa che, manco a dirlo, non capita praticamente mai. Figuriamoci, poi, se per andare a vedere una finale degli Us Open o di Champions League.
Twitter: @CarmineGazzanni