di Clemente Pistilli
Il bullismo nelle scuole rischia di costare caro allo Stato. Il Tribunale di Milano, accogliendo le richieste fatte dalla mamma di uno studente vittima di compagni bulli, ha condannato il Ministero dell’istruzione a pagare 125 mila euro di danni, più interessi e spese legali, al ragazzo. Una decisione presa stabilendo che, in casi del genere, se il dicastero attualmente retto dalla scienziata Maria Chiara Carrozza non riesce a dimostrare di aver adottato tutti gli accorgimenti per prevenire tali situazioni, deve allentare i cordoni della borsa, in quanto responsabili delle aggressioni devono essere considerati gli insegnati per omessa vigilanza.
Vittima dei bulli
La vicenda risale al 2005, quando al Ministero dell’istruzione sedeva Letizia Moratti, che poi proprio a Milano diventerà sindaco. Uno studente di prima media, che frequentava una scuola statale nel capoluogo lombardo, sarebbe diventato l’obiettivo principale di tre compagni, che tra febbraio e aprile di quell’anno l’avrebbero più volte aggredito, trasformando in un inferno le lezioni. Angherie che hanno prostrato il giovane, influito sul suo rendimento e danneggiato la sua salute, con ansie e paure. Tre anni dopo, la mamma dello studente ha citato civilmente il Ministero, chiedendo un risarcimento per i danni subiti dal figlio. In quel periodo Giuseppe Fioroni, insediatosi l’ultimo Governo Berlusconi, stava lasciando il timone del dicastero a Mariastella Gelmini e il Miur non si è neppure costituito nel giudizio per spiegare le proprie ragioni. La causa è finita nelle mani del giudice civile meneghino Damiano Spera, lo stesso che lo scorso anno ha condannato Telecom e Inter a risarcire con un milione di euro Bobo Vieri per dossier illegali raccolti sul calciatore.
Il processo
La mamma dello studente e poi, divenuto maggiorenne, anche quest’ultimo, hanno sostenuto che i responsabili dell’accaduto erano i docenti, per quella che in gergo viene definita “culpa in vigilando”. Una richiesta fondata sull’articolo 2048 del codice civile, che precisa come “i precettori e coloro che insegnano un mestiere o un’arte sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei loro allievi o apprendisti, nel tempo in cui sono sotto la loro vigilanza”. Responsabilità che viene meno soltanto se il danno è causato dalla stessa vittima o se sono stati adottati tutti gli accorgimenti per evitarlo. Le testimonianze raccolte dal giudice hanno invece confermato la tesi della famiglia del ragazzo, relativa all’assenza di misure disciplinari e organizzative idonee ad evitare il sorgere di situazioni di pericolo. “Nessuna prova – specifica il giudice nella sentenza – è stata fornita al riguardo da parte convenuta, che invece è rimasta contumace, disinteressandosi del presente giudizio”. E a confermare gli episodi di bullismo sono stati gli stessi insegnanti, uno dei quali ha sostenuto in aula che aveva più volte richiamato gli studenti, impegnati durante la lezione in “pericolosi giochi a sfondo sessuale”. Una consulente medico-legale ha infine certificato che gli atti di bullismo subiti hanno provocato allo studente disturbi dell’adattamento, depressione, problemi del sonno, con un danno biologico permanente pari al 20% e temporaneo per diciotto mesi elevato.
La condanna
Visto anche che per la dottoressa che ha visitato il ragazzo, nonostante siano trascorsi otto anni dai fatti, il giovane ha bisogno di sedute settimanali di psicoterapia, il giudice Spera ha condannato il Ministero dell’istruzione a risarcire lo studente con 125 mila euro, più interessi. Il dicastero di Maria Chiara Carrozza è stato inoltre condannato a pagare diecimila euro di spese legali e la consulenza medico-legale. Una stangata che, passando il principio stabilito dal Tribunale di Milano, potrebbe essere solo la prima per lo Stato, visto il dilagare del bullismo tra i banchi, negli ultimi mesi causa anche di suicidi di giovanissimi.