A ventiquattrore dall’allarme lanciato da alcuni consiglieri togati del Csm, in merito al blocco delle caselle di posta elettronica certificata di tutti i magistrati e dei sistemi informatici che consentono il funzionamento del processo civile telematico, non è ancora chiaro se sia trattato di un attacco hacker o di un malfunzionamento dei server del ministero della Giustizia ospitati da Telecom Italia.
Di certo si sa solo che migliaia di magistrati hanno ricevuto un’e-mail dallo stesso ministero che li informava che non era momentaneamente possibile accedere alla posta elettronica e alla piattaforma telematica dei processi civili. Quanto è accaduto ha bloccato l’intera rete della Giustizia fermando, per ore, l’attività di tutti i tribunali.
Secondo il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, non si è trattato di un attacco diretto alla rete del ministero della Giustizia bensì di un attacco indiretto “al sistema Giustizia”. “Ieri c’è stato un malfunzionamento – ha detto il Guardasigilli – che ha bloccato l’attività telematica dei tribunali, e il ministero sta prendendo tutti i provvedimenti necessari per agire prontamente. La digitalizzazione è un tema su cui investire in futuro. Il processo civile telematico è un percorso che va consolidandosi sempre di più, ora muoviamo i primi passi nel processo penale – ha concluso Bonafede – e dobbiamo agire nel sistema di sicurezza”.