Sin dai tempi di Mario Monti a Palazzo Chigi (e poi con Enrico Letta e Matteo Renzi) i vari commissari alla spending review che si sono succeduti, hanno battuto su un tasto: bisogna necessariamente ridurre le spese per gli affitti dei palazzi da parte dello Stato. Basti questo: nel 2013 la sola amministrazione centrale pagava di locazioni passive qualcosa come 936 milioni di euro all’anno. Ed è proprio per tale mastodontica spesa che nel corso degli anni ci si è rimboccati le maniche per tentare di ridurre l’enorme costo degli affitti. Non fosse altro per un motivo: ad oggi, secondo l’ultimo report pubblicato dall’Agenzia del Demanio, il patrimonio immobiliare gestito dalla stessa Agenzia vale qualcosa come 60 miliardi. Da qui la domanda: perché pagare privati quando si ha la possibilità di usufruire di immobili pubblici? E non a caso l’Agenzia del Demanio si sta muovendo lodevolmente in tal senso da anni, tra mille difficoltà come spiegano a La Notizia direttamente dall’Agenzia: “bisogna tener conto che ci sono i vari dipendenti che poi devono spostarsi, spesso ci sono lavori di ristrutturazione da dover eseguire”. Il punto, sostanziale, è che “spesso il passaggio da un edificio (privato, ndr) all’altro (pubblico, ndr) richiede il coinvolgimento di varie amministrazioni e soggetti. Ecco perché non è certamente un procedimento facile”.
Tutto giusto, per carità. A conti fatti, però, anche a causa dei ritardi delle amministrazioni nel comunicare semplicemente i dati, il passaggio pare avere un andamento lento. Lentissimo. Non potrebbe essere altrimenti considerando che dal 2013 le locazioni a carico della sola amministrazione centrale sono scese di 56 milioni. Ad oggi, infatti, secondo i dati dell’Agenzia del Demanio l’affitto che paga lo Stato a privati o fondi immobiliari ammonta a 879 milioni di euro. Una montagna, insomma. Che – questo è l’obiettivo – si spera possa scendere nel 2021 a circa 709 milioni di euro. Vedremo.
Viaggio “fitto” – Ma intanto è curioso andare a scartabellare sui vari centri di potere che, per quanto pubblici, pagano notevoli canoni di locazione. D’altronde solo pochi giorni fa sul nostro giornale scrivevamo di come la Presidenza del Consiglio pagasse qualcosa come 7,7 milioni di euro annui per varie sedi in suo possesso, di cui una anche a Torino. Ma questa non è certamente la spesa più alta. Basti prendere in esame la Camera dei Deputati. Andando a sfogliare il bilancio preventivo di quest’anno scopriamo che il capitolo “locazione di immobili” (appunto…) prevede una spesa, tra locazione di uffici, depositi e servizi accessori, di ben 19 milioni di euro. Finita qui? Certo che no. Ci sono, poi, tutti i ministeri che pagano lauti affitti. Per dire: il ministero dell’Ambiente di Gian Luca Galletti paga 5 milioni di euro circa all’anno per le sue sedi romane sulla Cristoforo Colombo e in Via Capitan Bavastro. Qui nulla è cambiato dal 2013. Qualche passo in avanti, invece, c’è stato per le tante sedi che fanno capo al ministero dell’Economia: secondo l’ultimo aggiornamento (datato 31 dicembre 2015) abbiamo 107 locazioni passive (più una serie di comodati d’uso) a fronte dei 235 del 2013. Anche qui, però, spuntano curiosi canoni, come quelli per gli archivi. Accanto a quelli delle tante sedi regionali della Ragioneria dello Stato, ci sono i tre archivi del ministero (due a Fiano Romano e uno a Monterotondo), per cui se ne vanno ogni anno più di 900mila euro. Soltanto per conservare vecchi documenti, con tanto di legge che obbligherebbe i ministeri a digitalizzare i tanti atti pubblici.
Ma non è finita qui. Passiamo, tanto per fare ancora qualche colorito esempio, al ministero della Cultura. Il dicastero di Dario Franceschini, secondo l’ultimo report disponibile, ha attivo in tutta Italia ben 170 contratti di locazione, tra sedi della Soprintendenza in affitto, biblioteche e, spesso, anche i musei, per una spesa totale di 21 milioni. Prendiamo il Lazio: solo qui ci sono 17 affitti da pagare (dall’Archivio di Stato fino al Museo d’Arte Orientale di Roma) per una spesa di oltre 10 milioni. Ma tra coloro che pagano fitti, c’è pure la Corte dei Conti: una decina di locazione passive per cui se ne vanno altri 2,8 milioni di euro. Ecco: tanti Conti, poco Corte-si.
Tw: @CarmineGazzanni