Prima gli arresti, poi le scarcerazioni a Bari. La minaccia del terrorismo dell’Isis in Italia è difficile da interpretare. Dal sud al nord spesso le operazioni sembrano bluff, perché non si trovano prove contro i presunti terroristi. E nelle ultime ore arriva un nuovo allarme da un esperto in materia come il responsabile della Direzione nazionale antimafia, Franco Roberti. In un’intervista a La Stampa ha infatti raccontato il pericolo dei foreign fighters, pronti a colpire l’Italia al posto di partire per la Siria, dove la situazione è diventata più difficile per i miliziani del Califfo.
L’Isis come la criminalità organizzata tradizionale
“L’inchiesta dei colleghi della Dda di Milano ha dimostrato che c’era almeno un reclutatore dalla Siria che invitava degli aspiranti foreign fighters a non andare lì, ma a colpire in Italia. Ed è vero: la situazione di Isis è in grande evoluzione sul campo. In tutta evidenza un’evoluzione in Siria, comporta un’evoluzione anche da noi”, ha raccontato. Nel merito delle minacce, il magistrato preferisce non sbilanciarsi: “La somma delle notizie è anche la conferma che siamo di fronte a un fenomeno complesso”, ha osservato. E ha messo sul tavolo della discussione un elemento aggiuntivo: “Ci sono anche intrecci inquietanti. Il terrorismo si autofinanzia con traffici di armi, di oggetti d’arte, di droga, anche di esseri umani. Sono attività tipicamente mafiose, al servizio di strategie eversive”. Una logica di criminalità tradizionale, quindi, che riguarda cellule terroristiche.
E Franco Roberti ha anche risposto sull’eventuale connessione tra terrorismo e immigrazione. “Vedo piuttosto su quei barconi in arrivo dall’Africa la possibilità che ci siano persone in via di radicalizzazione e che potrebbero finire di radicalizzarsi in Europa”, ha rilevato dati alla mano perché “almeno questo ci dicono alcune inchieste. E ha anche lanciato un messaggio positivo: “La gestione in comune dell’emergenza immigrazione mi sembra un caso di scuola”.