“Se togli il reddito ammazzo te e tua figlia”. “Ci vuole la morte di lei e sua figlia”. “Veramente attenta, finiscila cò sta cosa di togliere il reddito di cittadinanza sennò ti ammazzo ma lo capisci?”. I messaggi erano indirizzati all’account Twitter della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
A inviarli è un 27enne siracusano disoccupato. Su disposizione della Procura di Siracusa, personale della Polizia Postale e della Digos ha eseguito una perquisizione ora indagato per violenza privata aggravata nei confronti della premier.
Povera Giorgia
Bipartisan la solidarietà. “Un abbraccio a Giorgia Meloni e a sua figlia per le gravi minacce subite – scrive su Twitter il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani –. Se qualcuno pensa di condizionare l’azione di questo governo con la violenza si sbaglia di grosso. Mi auguro una condanna trasversale verso l’accaduto”.
“Le minacce a Giorgia Meloni non sono solo rivolte al presidente del Consiglio, ma a tutta la politica. Per questo – scrive Pier Ferdinando Casini su Facebook – bisogna unirsi nel respingerle con fermezza al mittente”.
“Le gravi minacce alla presidente del consiglio e a sua figlia sono un atto vile e inaccettabile – dichiara a nome delle deputate e dei deputati democratici la capogruppo alla Camera, Debora Serracchiani –. Di fronte a questo nuovo attacco, ribadiamo la nostra ferma condanna a ogni violenza, in qualsiasi forma si manifesti, ed esprimiamo la nostra solidarietà a Giorgia Meloni e alla sua famiglia”.
“Le minacce alla vita dei familiari sono oltre ogni limite. Solidarietà a Giorgia Meloni” scrive su Twitter il leader di Articolo 1 ed ex ministro della Salute Roberto Speranza. “Tutta la mia solidarietà a Giorgia Meloni per le disgustose minacce di morte ricevute sui social, indirizzate non solo a lei ma anche alla figlia. I responsabili vanno individuati e puniti, bisogna fermare questa pericolosa escalation di odio” scrive sui social Mara Carfagna, deputata e presidente di Azione.
Fomentatori in azione
Sarebbe stato solo un disgustoso episodio di cronaca se a qualcuno non fosse che qualcuno, al solito, non ha resistito alla tentazione di politicizzare anche questo ennesimo cretino. A far parte le danze è la berlusconiana Licia Ronzulli che scrive: “Ci sono cattivi maestri che vanno in piazza a dire cose non vere: qualcuno sta alimentando questo clima, sta armando la mano di qualcuno – ha detto la capogruppo di Forza Italia al Senato –. Andare nelle piazze a raccontare che aboliremo il rdc è una palese distorsione della realtà”, significa “aizzare le folle, armare le piazze”
E ancora: “Raccontare che tra 8 mesi ci sono persone che resteranno senza vuol dire – ribadisco – aizzare le folle e armare le piazze. Continuerà ad esserci per chi ne ha necessità“. La sottosegretaria al Mur Augusta Montaruli (Fdi) sottolinea “il silenzio una parte della politica. Particolarmente grave è l’atteggiamento di chi, come Giuseppe Conte e il suo Movimento 5 Stelle, da un lato sta aizzando le piazze e dall’altro non ci pensa minimamente a prendere le distanze da toni e posizioni violente”.
Solo che Conte ha espresso la solidarietà, eccome, definendo “esecrabile” la minaccia, esprimendo vicinanza e raccontando delle tante minacce ricevute durante la pandemia. E così torniamo alle solite: strumentalizzare un cretino criminale per sferrare un attacco politico è immorale. Ma ancora più immorale è non rendersi conto che le piazze le aizzano la povertà e la disperazione che se ne fregano dei dibattiti sul Pos e dei decreti sui rave. Questa pagliacciata degli animi infervorati dagli avversari politici non terrà ancora troppo a lungo. Ai partiti di governo conviene governare e smetterla di fare opposizione alla loro opposizione.