Il Tribunale di Locri ha condannato a 13 anni e 2 mesi di reclusione l’ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, al termine del processo “Xenia”. Lucano, noto per le politiche di accoglienza dei migranti, era stato arrestato il 2 settembre 2018 (leggi l’articolo) nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di Finanza in merito a presunte irregolarità nella gestione del sistema d’accoglienza dei migranti.
Il pm aveva chiesto 7 anni e 11 mesi di carcere. I reati contestati dalla Procura erano di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nell’ottobre del 2018 Lucano fu posto ai domiciliari e dopo il periodo di detenzione fu applicato nei suoi confronti il divieto di dimora a Riace, poi revocato dal Tribunale di Locri nel settembre del 2019 (leggi l’articolo).
Le indagini, scaturite nel processo che oggi ha portato alla condanna dell’ex sindaco di Riace, avevano riguardato la gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Già dall’ottobre del 2017 Lucano era stato indagato. Nel corso dell’inchiesta condotta dalla Finanza, erano emerse irregolarità commesse dall’ex sindaco nell’organizzare “matrimoni di convenienza” tra cittadini del posto e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano”.
Lucano e la sua compagna, anche lei coinvolta nell’inchiesta, secondo i pm di Locri avrebbero architettato degli espedienti volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia. Dalle intercettazioni era emerso, in particolare, il ruolo di Lucano nell’organizzazione del matrimonio di una cittadina straniera cui era già stato negato per tre volte il permesso di soggiorno.